Lassù sui colli spunta una Ca'shin

l'orto è magico col tavolo romantico


Ieri sera sono stata al Ca'shin, un ristorante e molto di più a Parco Cavaioni. Per chi è della mia città, Bologna, forse è un luogo conosciuto. Per chi non è di qui mi basta dire che è un progetto con una buona dose di universalità. Potrebbe essere ovunque e sarebbe una bellissima idea.
E, come sempre più spesso mi succede, nel mio modesto peregrinare tra fornelli e ristoranti a caccia di storie da raccontare sul blog, mi è successo anche ieri sera che un progetto legato alla cucina mi portasse a riflettere sulla vita e le cose delle esistenze contemporanee, lasciando un po' da parte il discorso culinario pratico legato al menu. Che spesso, in queste esperienze, all'inizio è un po' acerbo. Ma si ha il piacere, tanto sono belli i presupposti, di dar tempo e vedere cosa accadrà.


vista da fuori dei tavoli all'aperto, cavolo, tavolo per 2 o 4 nell'orto, dall'orto vedo la Villa


Ca'shin è appunto una villa su vari piani. Era un rudere, fino a qualche tempo fa, quando era "solo" Villa Silvetta,  edificata dalla famiglia Gherardini all'inizio del Novecento. Poi il comune di Bologna lanciò un bando e una cooperativa onlus chiamata Le Ali, decise di partecipare per provare a vincere e restituire la Villa e il  Parco Cavaioni alla città. Qui trovate tutta la storia, ma a me quel che preme raccontare è il sogno di una comunità. Di un gruppo di persone (architetti, imprenditori, medici, art director) che ha voluto investire in un progetto. Il che è sempre più diffuso tra la gente, a una certa età.
Ho quasi l'impressione che alla soglia dei Quaranta (ma questo concetto l'ho già espresso qui...mi ripeto ma mi piace) suoni per tanti un campanello d'allarme che suggerisca la riflessione "o adesso o mai più". E che verso questa età, per tutta una generazione, sia giunto il capolinea di un lavoro a tempo indeterminato. Naturalmente questa età (i 40 o giù di lì) non è fissa. Però è attorno ad essa, un po' prima o più in là, che scatta la tremenda voglia di impegnarsi in qualcosa di arricchente. Di mettere le proprie forze in nuove idee.
Mi è successo anche qualche giorno fa, di parlare col fidanzato di una mia amica, 50 anni compiuti quest'anno, un ruolo da dirigente in un'azienda e una gran voglia di cambiare rotta, nella consapevolezza di avere tutta una vita davanti e che quella passata, almeno trent'anni, è servita, è stata interessante, ma ora ci vuole altro. Un tempo, credo, pensando alla generazione dei nostri genitori...mica era così. E chi ci pensava a mettere in discussione il lavoro fisso? Vabbè, anche l'economia e il mondo giravano diversamente, quindi quel che succede ora è quasi normalità, no?
In questo progetto, mi è sembrato di capire...c'è chi ha messo tutto se stesso...lasciando la vecchia strada per la nuova, appunto.

sogno di avere un sandalo con fiori così...
particolare romantico nell'orto

Ieri sera, Ferragosto, era la seconda volta che andavo al Ca'shin. La prima esperienza è stata la scorsa settimana. In questo agosto bolognese è stato obbligatorio visitare la Villa, con il pretesto di salire fino a Parco Cavaioni per ammirare tramonti memorabili e poi mangiare qualcosa. E in questo agosto così magico, Ca'shin era anche uno dei pochi posti aperti a Ferragosto (stasera ad esempio resterà chiuso ma per tutto agosto riprenderà il lavoro).
La primissima volta che ho  visitato Ca'shin, a dire il vero, è stato per curiosità. Per una visita tipo museo. Prima il piano terra con gli scaffali di lettura e lo shop di prodotti bio. Poi gli altri piani con una stanza-palestra e una sorta di cinemino. Legno, vetro, mattoni, vecchie scale, ringhiere di ferro...gli elementi convivono meravigliosamente. E tutto lo spazio che t'invita a curiosare.
Poi, ispezionata la Villa, inizia la visita in esterno, che necessita di luce, anche se pure al buio è uno spettacolo. In particolare la zona dell'orto che vedete a inizio post, dove è posizionato un tavolino che voglio immaginare ideale da 2, dove godersi una cena mooolto romantica. Si può prenotare con 30 euro e tutto attorno c'è l'orto e in fondo le scalinate per assistere agli spettacoli, perché questo è anche un teatro. Se non ambite a tanto, potete prenotare chiedendo un bel tavolo all'aperto. Anche vicino alla casetta dove si tengono i laboratori per i bambini (qui di laboratori ce ne sono per tutti i gusti, come gli incontri dedicati allo yoga, alla respirazione e ad altre pratiche rilassanti).

tortelloni, vino, insalata, tagliatelle

si esce dall'orto, portavasi bambi, insegna, facciata



polpette, parmigiana monoporzione, pomodori gratinati, il tavolo coi cestini del pane (taralli eccezionali, buona crescente e pane morbido anche il giorno di ferragosto), barattolini del parmigiano
un particolare del menu, qui tutto è curato con dolcezza

stasera ero seduta qui, con questa vista davanti

caffè d'orzo con zuccheriera, una scultura di fil di ferro di Chizu Kobayashi, vasetti di parmigiani e posate, la lavagna del menù



l'ingresso del Ca'shin

il cibo
Nelle due volte che ho mangiato qui ho avuto sensazioni diverse riguardo alla cena. Alcuni piatti mi sono piaciuti, altri li ho trovati un po' anonimi o mi hanno lasciata dubbiosa. Come le polpette di pane e melanzane, davvero troppo pesanti. O la torta al melone che ho mangiato ieri sera (c'era un menu fisso ferragostano) a base di pan di spagna, una coprertura di crema e in mezzo una fetta di melone... un po' insulsa. I tortelloni con semi di papavero e scalogno (ripieno di ricotta) non erano male e soprattutto (come nel caso delle tagliatelle radicchio e noci) mi è piaciuta la consistenza della pasta fresca fatta a mano un po' grossetta. L'insalata melone, noci e balsamico non era male ma nulla di speciale mentre il crudo con fichi scelto dalla mia amica Bruna meritava tanto per la dolcezza dei fioroni! La settimana scorsa, che qui c'ero venuta con Linda, avevo davvero apprezzato i pomodori gratinati e il fiordilatte menta e cioccolata...portentoso. Da bere, come vini, ho scelto la prima sera un Sangiovese superiore e ieri sera un Moma bianco, dell'azienda Cesari. Il vino bianco mi sarebbe piaciuto più fresco.
In generale, penso, la cucina si deve ancora stabilizzare. Non voglio giudicare l'originalità, perché va benissimo anche un menù classico con possibilità per chi non mangia carne, ma l'abbinamento dei sapori, le consistenze, quello ndecessita di più lavoro.
Mi pare ci siano alti_e_bassi. Ma i prodotti sono buoni e questo è già un ottimo inizio assieme alla bellezza dell'idea.

il biglietto da visita è uno sticker

Commenti

  1. Anche io ieri sera ero lì: condivido il tuo post. Cibo in altalena, ora bene ora maluccio, ora benone ora così così. E' un po' un prenderci. Ma forse siamo anche influenzati dalla splendida location: non è semplice servire piatti all'altezza del 'contorno' Ma Ca' Shin è appena nata: diamole il tempo di prendere le misure...

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  2. ehi! manchiamo proprio noi al tuo elenco di seguaci, perciò.. ci uniamo molto volentieri.. se ti va fai un salto anche tu!

    www.agriturismocaversa.blogspot.com
    Cà Versa

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  3. Ciao Bene/Bea,

    che bello questo post e come mi hai fatta sognare...Ca'Shin è molto Blue...portamici...

    ti seguo sempre anche quando fai le tue splendide marmellate...

    Bisous Blue
    www.aspassoconblue.com

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  4. Nando_ il contorno è davvero tanto bello...ecco perché mi sento di dire che possiamo avere pazienza...un po' come mangiare a casa, a volte le zdore casalinghe non ci prendono :) grazie di aver lasciato un commento!

    Azienda_grazie per seguirmi...corro a vedere il vs blog!

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  5. BLUE_ti sei accorta che abbiamo scritto alla stessa ora/minuto/secondo? sintonia...e allora quando torno ti ci porto...con la BLUEBLUE anche! grazie cara, so che mi segui sempre! kussy bussy

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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea

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