The world's 10 most beautiful chefs (among the world's 50 best restaurants)

the winner is...Sergio Herman, classe 1970, Oud Sluis, Sluis, Olanda...Shining Mood


Negli ultimi tempi, saranno 3/4 mesi, la bulimia mediatica verso la gastronomia mi dà un po' il voltastomaco. Direte: "beh, hai resistito anche troppo". Ma no, non lo penso. Perché la cucina, il mondo del cibo, mi piacciono ancora tantissimo. Ma il "forcing" di chef e ricette su qualsiasi rete tv o festival (perché adesso un festival, se non ha una declinazione food non ha senso) mi annoia da morire. Vabbè, che ci posso fare. Ho pure un blog di cucina e quindi mi diverto anch'io sulla giostra. Però questo non significa che mi deve piacere tutto. E soprattutto non l'invasione di format sul cibo. E' sempre così -forse non solo in Italia, ma io qui vivo e delle mie cose sono testimone- quando una cosa tira allora tutti dietro a riproporla. Però che noia. E per di più il clima politico non aiuta a trovare ispirazione. Però ognuno ha i suoi rimedi. Il mio, ieri sera, abbastanza annoiata sul divano a far zapping su un digitale terrestre da depressione, è stato quello di dare un'occhiata all'elezione dei 50 best restaurants of the world... perché sì, certe cose mi incuriosiscono. E man mano che guardavo i classificati mi facevo tutta una serie di riflessioni. Cavoli! Ma nella guest list ci sono un sacco di fighi! E visto che gli chef sono le nuove rockstar e il mio groupismo a volte ritorna, mi è venuta voglia di fare la TOP TEN dello chef più figo. The winner is.... Sergio Herman, chef tristellato olandese dello Oud Sluis di Sluis, posizionato al 35 posto tra i 50 best. Nessun italiano nella mia manic chart. In quella di World's 50 Best Restaurants, invece - che vede al primo posto i Fratelli Roca di El Celler de Can Roca di Girona- di italiani ce ne sono 4 e Massimo Bottura con la sua Osteria Francescana è al terzo posto.

1

Un bel tenebroso, non c'è che dire. Un po' Jack Nicholson un po' Chilly Gonzales, il tristellato Sergio dell'Oud Sluis, che nella classifica dei 50 best restaurants è arrivato al 35 posto, ha tutta la mia ammirazione e anche se non proverò presto il suo "standout dish" a base di testa di gambero, pane sardo e cappuccino indonesiano con schiuma di cocco, grazie di esistere.

2

Col suo sguardo da cucciolone, ancor più tenerone da quando si è fatto crescere la barba (che mi sembra un po' Bon Iver), il bel René mi ha sempre intrigato. Al Noma di Copenhagen, che quest'anno è sceso di una posizione, classificandosi al secondo posto dei 50 best, dopo tre anni di vittoria, ci andrei volentieri. Il primo luglio del 2014, come al solito, è il mio compleanno. E visto che l'attesa è di un anno per trovare un posto....

3

Il titolo di Che Guevara degli chef se l'è cercato, con quel cappellino e quella barba ruspante. Paul Pairet, giramondo, stimato da Ducasse, è il fondatore del Mr e Mrs Bund a Shanghai (così chiamato perché si trova nella zona del "lungomare" della città cinese), una modern eatery o haute bistrot dove lui pratica la sua cucina francese non francese molto giocosa.

4

Da quanto gli faccio la punta a Alex Atala, ma di andare a San Paolo per una cena al D.O.M., sesto nella classifica, per ora non se ne parla. Si raccontano interessanti aneddoti sul brazileiro tatuato classe 1968 che è anche vissuto a lungo in Italia e che, tornato in Brasile dall'Europa negli anni Novanta, ebbe voglia di sfidare il mondo della cucina proponendo ingredienti di qualità del suo paese preparati con tecniche innovativ. Il suo standout dish di cucina brasiliana/amazzonica è cuore fresco di palma con capasanta e salsa di corallo.

5

Spezzo la suspence e il clima veramente hot con questo figlio della foresta che giudico figo specialmente per la t-shirt degli Iron Maiden che porta, per di più dell'album Killers. E comunque Magnus Nilsson, classe 1984, chef del ristorante Fäviken a Järpen, landa sperduta a 750 km a nord di Stoccolma in Svezia (al 34 posto), è uno tosto. E' diventato chef del ristorante, dopo essere stato il sommelier, perché non si trovava un cuoco. Lavora su 12 coperti, pesca il pesce personalmente e tutta la materia prima è davvero km 0, a parte lo zucchero, l'aceto, il sale e l'ananas.

6

Le Chateaubriand, Paris (18 posto)...basta la parola. Inaki Aizpitarte... basta il nome e ti viene in mente quel gruppo di giovani chef strafighi tra i 30 e 45 anni, che ha lanciato la bistronomia (atmosfera intima e alta gastronomia), ovvero il nuovo movimento culinario legato ai bistrot, che sono stati ripensati in chiave contemporanea con una sensibilità tradizionale. Inaki, di origini basche,cambia menu quasi ogni sera e propone un crossover tra tetniche e gusti di Francia, Asia e Sud America. Qui capisci davvero che ormai la cucina è cultura pop e che il ristorante di lusso è stato drasticamente ridimensionato.

7

Man mano che mi avvio verso la fine della classifica, mi accorgo che non c'è uno chef che sia uno senza barba. La barba è il nuovo nero e a questo punto ci vorrebbe una top 10 delle migliori in circolazione... ma l'impresa è troppo lunga. E comunque alla star (di stelle ne ha 3) della gastronomia svizzera Andreas Caminada, classe 1977, sta proprio bene. Anche lui cucciolone-bel tenebroso-bel grigione, descritto in verità come delicato e creativo,esercita la sua filosofia gastronomica nel castello settecentesco di Schauenstein a Fuerstenhau (42 posto), cantiere dei Grigioni.. 

8

Barba meno imponente e baffo sottolineato, Virgilio Martinez dimostra ancora meno dei suoi 35 anni. Col suo Central a Lima, appena entrato quest'anno al 50 posto nella classifica dei Best Restaurants, Virgilio rappresenta la nuova generazione gastronomica peruviana che fonde volentieri le sue radici con uno spirito fusion. Quello delle sue esperienze tra Francia, Italia, Giappone, Vietnam con rispetto per la pacha mama, la madre natura, pur utilizzando tecniche moderne. Signature dish: piovra con mais viola e quinoa bianca.

9


Un po' Abba un po' Thom Yorke, il danese classe 1974 Rasmus Koefed è nel pieno spirito rock'n'roll! Con una foto così il suo standout dish a base di ostrica e aroma di fieno...passa un po' in secondo piano. Ma non fatevi trarre in inganno dalle apparenze... questi nordici sono un po' folli e la cucina al suo Geranium di Copenhagen (45 posto) è tra quelle che stanno facendo crescere il nome della Danimarca nella mappa stellare. Con tanto di aghi di pino.

10

Alain Passard, classe 1956, tre stelle Michelin, è un uomo maturo dal fascino alla Dr. House. Chissà com'è in cucina e con la sua brigata. Scorbutico come il suo simile o generoso chef d'esperienza con cui s'impara e si mette da parte. L'Arpege, il suo ristorante parigino, è al 16 posto della classifica 50 best Restaurants ed è famoso per i piatti a base di verdure, realizzati solo con i prodotti coltivati nei suoi tre kitchen gardens cui ha dato vita in tre diverse regioni francesi sotto la cura di 12 giardinieri. 

Commenti

  1. ma nei 50 best non c'era! che sennò sarebbe già stato nella mia top ten...ah, questi danesi così poco scandinavi...

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  2. Cara Bebe,
    grazie per questo esilarante post. Ti giuro che mai e poi mai, anche se sai che sono una tua fan sfegatata, ho letto tutto ad un fiato e con tanta voracità sullo schermo. é meraviglioso, esattamente ciò che ama fare Blue, intervistare gli chef e se sono fighi ancora meglio, allora questa lista cade a fagiolo perché i miei prossimi saranno pescati da ApranzoconBea.
    Mi trovi d'accordo quasi su tutti anche se, come ben sai, per me lo chef più figo del pianeta terra è e rimarrà sempre Alex Atala.

    Ti faccio la mia classifica speciale, che bellooooooo

    Alex Atala (potrei uccidere a sangue freddo anche più volte)

    Virgilio Martinez (potrei uccidere un'altra volta, tanto ormai ho la condanna alla sedia elettrica guadagnata per Alex)

    Inaki Aizpitarte (notevole, dal vivo ancor di più)

    Paul Pairet ( tenebroso da far rabbrividire)

    Sergio Herman (che dire, nulla se non da provare )

    Ho fatto solo una classifica di 5 non riesco davvero a essere obiettiva, credo di avere un problema serissimo, forse una malattia, a me gli chef piacciono tutti, beh certamente avere un Alex Atala che cucina per te è meglio che un Peter Gilmore ma solo se parliamo di aspetto fisico.

    Grazie di questo post...ti adoro..
    Blue

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    1. che super commento ...ma è tipicamente alla Blue. Conosco il tuo amore per la cucina, i cuochi, questo mondo di matti sublimi che - finalmente tocca anche a loro- si stanno divertendo parecchio con tutti i riflettori puntati addosso. L'importante è che non vengano risucchiati dalla hall of fame e che della loro cucina resti solo la flave...leggevo che cracco, negli ultimi due anni, è drasticamente precipitato di un sacco di posizioni...vabbè. e comunque credo, che Blue è così potente che ce la farà a conoscere Alex...e allora sì che saranno racconti! ti bacio carina *****

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