Market di quartiere: il Bruzio giù dal ponte della stazione

l'azienda il Bruzio di Rossano Calabro e il suo negozio in Bolognina


Leggevo mercoledì un lungo articolo su Repubblica firmato da Carlo Petrini. Il titolo: "Addio alle botteghe alimentari, il cibo sparisce dalle vetrine". L'occhiello: "I marchi internazionali sostituiscono sempre di più gli alimentari. E i quartieri cambiano volto: si trasformano sempre di più in centri commerciali". Poi tanti dati, il racconto di come spariscono i famosi "alimentari", le drogherie, le latterie. La mia prima reazione è stata: "beh, non sono d'accordo". Poi, subito dopo: "Questo è successo tanto negli ultimi dieci anni, ma secondo me adesso c'è una svolta". E ancora dopo, la terza riflessione, mi ha portato a ragionare sul fatto che io sono sempre molto ottimista - nonostante tutto- e con questo punto di vista vedo solo il meglio, forse. Poi ho concluso il mio flusso di coscienza prendendo la bici e andando a comprare delle arance favolose per la spremuta (ma anche da mangiare) al Bruzio, il market di quartiere aperto da qualche settimana giù dal ponte della stazione, in via Matteotti.



le deliziose arance miele per la spremuta
La mia sensazione è proprio diversa da quella di Petrini. Ma chiaro, giro anche il mondo molto meno di lui. Però io vivo in quartiere, non nel centro della mia città, Bologna, che mi pare difendere bene le sue botteghe, anche se di tanto in tanto alcune saltano. Poche quelle di cibo, a dire il vero, molte di più quelle che fanno parte di altre categorie come arrotino, merceria, calzolaio. Che chiudono e vengono trasformate molto spesso in botteghe, ristoranti o nuovi format del cibo: mi viene in mente la pescheria San Gervasio dietro al mercato delle erbe, un ex arrotino. Ma ogni tanto chiudono anche le banche (!!) e diventano hamburgerie, come il Well Done in via Caprarie. Poi, a seconda dei momenti storici, ci sono commerci che vanno e che vengono. Come ad esempio le sartorie :  da un po' di anni c'è anche un ritorno di chi "ripara", perché si è tornati al riuso rispetto al comprare nuovo. Poi chiaramente, tutte queste cose succedono in maniera differente a seconda della classe sociale. Chi non ha niente compra una cosa nuova per affermare il suo status di non misero, chi ha tutto e deve solo tirare un po di più il cordone della borsa, sceglie di far riparare o rimodellare dalla sartoria… che poi adesso è anche di moda il vintage. Le città, insomma, cambiano, a seconda delle esigenze, delle voglie, delle mode. Come dice Cecilia Mangini, la documentarista (che io ho scoperto solo poco più di una settimana fa) che faceva i film sulle frange meno abbienti della popolazione italiana con i testi di Pasolini e che è tornata a dirigere a 87 anni: "Se io in tutti questo tempo sono cambiata nell'aspetto, penso sia naturale che anche il paesaggio si trasformi". Ed ecco che, da quello che vedo in giro per Bologna, stanno tornando gli alimentari e i piccoli negozi. Magari vendono cose differenti, rispondono alle esigenze varie di questi tempi (celiaci, vegani, macrobiotici, kilometrozeristi, stagionasti), però il ritorno de market indipendenti è evidente. Tanto che mi chiedo se i titolari pachistani o indiani delle attività alimentari non si stiano preoccupando un po'. Un tempo c'erano solo loro. 


con gli agrumi potete fare le marmellate, sono coltivati naturalmente anche se non hanno la certificazione

Qualche tempo fa ho pubblicato questo post, poi questo e oggi parlo del nuovo frutta&verdura e delikatessen calabresi prodotte da Pietro Panettiere che è nato in via Matteotti. L'azienda di Rossano Calabro si chiama Il Brizio, prima (dal 2009) stava in via Tiarini, in un angolo non troppo fortunato, forse, perché si notava il giusto (ed era anche sulla traiettoria del mercato di via Albani). Ma da quando ha cambiato posto, acquistandone in visibilità, credo abbia svoltato. I prezzi mi sembrano buoni per frutta coltivata naturalmente (molte verdure a 1,30 euro al chilo, arance e mandarini 1 euro circa al chilo, poi certo, ci sono anche le insalate più fighette che arrivano anche a 3/4 euro al chilo, ma bisogna fare delle scelte). Ieri ho comprato il tarassaco da far saltato in padella con i broccoli, e spesso trovo verdure che conosco per sentito dire ma che certo al supermercato non troverei. Poi: grande varietà di arance e mandarini e prodotti fatti in casa, come marmellate, sott'oli, frutta sciroppata (toglietevi una voglia e provate il kumquat di Calabria candito  ;-) ).
La mia impressione è dunque questa: dopo un picco di consumismo e supermercatismo con radici lontane, adesso molte persone vanno più caute e cercano di nuovo il rapporto con un bottegaio di fiducia e un prodotto vero. E dall'altra parte, c'è chi intravede nell'apertura di un alimentari o di un frutta&verdura dal passo lento, un possibile business. Poi, essendo che il progetto più grande tra l'ipermercato e il piccolo negozio, sorgerà nel 2015 alle porte della città, ed essendo che non tutti noi amiamo girare con la macchina (sì, lo so che ci sarà anche un trenino) o fare troppi chilometri per far la spesa, vedo con ottimismo il sorgere di più negozi di qualità in centro e nei quartieri (cavoli: i mercati della Coldiretti e quello della Terra sono sempre file di ore ed ore). Perché far la spesa, spesso, è bello proprio in quanto un'occasione tentatrice lungo la pista ciclabile.

Il Bruzio 
frutta, verdura e delikatessen
via Matteotti 23, Bologna

Commenti

  1. un ritorno al passato,al calore...gli ipermercati snaturano anche il piacere di fare a spesa

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    1. sì cara Mirtilla, un po' per la crisi un po' per la maggior consapevolezza, la gente lo sta capendo

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  2. Sono daccordo se penso a Bologna, stanno aprendo tanti negozzietti in giro per la città, soprattutto di frutta e verdura ma anche di altri tipi. Però se penso a Bergamo, dove vado spesso visto che mio fratello abita lì mi sembra che sia tutto diverso, molto più freddo, con grandi supermercati e poche botteghe. Forse è un po' questione di cultura e forse a Bologna la spinta degli studenti influisce molto s questo punto. Gli studenti amano sperimentare, di solito hanno anche pochi soldi, quindi si lanciano alla ricerca di posti alternativi.

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    1. Credo davvero che Bologna stia vivendo un momento interessante di cambiamento ed espansione, ma so anche che non tutte le città italiane possono godere di così tante novità e per di più carine. Credo che abbia ragione anche tu, è una questione culturale comunque, anche l'università ha il suo peso, ma anche una massa critica forte e rafforzata da tante esperienze preziose che si possono vivere in questa città. Sì, lo ammetto, gareggio per il titolo di signorina ottimismo, non è gran di moda, ma mi piace. un bacio!

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  3. E' vero che sono belle realtà...infatti datemi tutto ma non degli ipermercati...dove ormai compro solo la carta igienica e poco altro...ma non riesco più a comprare e basta, nemmeno nelle viuzze del centro tanto pittoresche, pretendo di mangiare cibo sano, certificato biologico o biodinamico, quindi le mie personali scelte vertono solo ed esclusivamente sui mercatini sparsi per la città dall'EXM al Labas ecc...insomma Km0 e senza perdere di vista la salute...al massimo in inverno per non nausearmi solo di cavoli e verze qualche salto (ahimè) da NaturaSi! Scelte che ho portato anche sul lavoro..perché è vero che un centrifugato e una spremuta fanno bene ma...se sono pieni di veleni? che senso ha? vabbè...un abbraccio

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  4. Vedi, anche tu Elena sei espressione di questa massa critica di cui parlavo sopra con Elenuccia. E sei l'esempio tu pioniera, col tuo Fram, di quello spirito naturale, genuino, poetico che in città si sta diffondendo sempre più. Bello! buon weekend :)

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