Nuovi caffè, trattorie e bistrò urbani: la zona universitaria che cambia faccia

Il Gessetto-La cucina italiana in piazza San Martino 4/a - proprio davanti al Gessetto Spirit- aprirà ufficialmente alle cene da mercoledì sera e ai pranzi dal giorno dopo. Nel frattempo domani sera brindisi per tutti (e non ci vuole l'invito)

Cosa serve per rigenerare un'area della città? Ormai il cibo è la panacea a tutti i mali, d'immagine e di sostanza, e quindi non c'è alternativa, bisogna saperlo ascoltare, seguire, assecondare e in caso usare. Così quando in piazza San Martino -dove per 4 lustri c'è stato il Partenone, che ha chiuso all'inizio di questi anni dieci, poi rimpiazzato da un locale sbagliato nonostante l'idea brillante, che ha resistito forse quattro mesi- arriva un nuovo ristorante che sa di cura, studio e progetto, all'improvviso questa luce illumina tutto quel che c'è attorno. E la zona alle spalle dell'Università, che da anni sta lentamente cambiando faccia, la percepisci in tutta la sua metamorfosi compiuta, netta sebbene gentile. E' come quando fai il gioco delle differenze da trovare tra due immagini, non percepisci subito cosa c'è di diverso, ma se ti concentri su un pezzo alla volta, poi scopri che insieme fanno una visione inedita, una mappa del tesoro che dà un nuovo senso a una zona storica. E con questo non voglio dire che l'università debba disfarsi di un certo fascino decadente, ma certamente, avendo perso per strada tutto il suo romanticismo del secolo passato, allora tanto vale rigiocarsela la reputazione.


sotto al portico di via Marsala, verso via Zamboni, c'è il vintagista Rubik e poco dopo Pizzartist
 Ma l'effetto refresh è già attivato, grazie a posti come il Rubik, bar hipsterino e avamposto vintagista sotto al portico di via Marsala, e un po' più in là da Pizzartist, col suo trancio alla romana e una delle pizze più buone in città. Se poi prendiamo via Mentana sappiamo che ha ormai messo radici il Banco del Vino, mai pago della sua identità e continuamente in viaggio alla scoperta di nuovi sapori: da qualche mese è qui uno dei più sinceri ristoranti giapponesi della città. Con una cucina più casalinga che di gradimento italico.


Ci-bò in via Marsala, qui si mangia e si beve, un po' enoteca un po' bistrò

Voltiamo l'angolo su via Belle Arti e poi ancora subito a destra: ecco il Sale Grosso in vicolo Facchini 4 che, un po' in disparte, naviga in acque tranquille da un po' di anni portando avanti la sua cucina di mare dai sapori intriganti e dalla buona materia prima. Non mi son certo dimenticata dell'Osteria dell'Orsa, dove non è andato perduto lo spartito della ballata del fuorisede, però anche qui si son dati una rinfrescata, hanno settato la cucina tradizionale su una qualità maggiore, mantenendo dei vecchi tempi certamente un dettaglio nobile: il conto sostenibile.


Molo 3 e la cucina di mare

Attraversiamo di nuovo via Marsala e torniamo in piazza San Martino, facendo però il giro largo, entrando di nuovo sotto al portico (via Marsala 29/b) dove da qualche mese è arrivato Ci-Bò, e prendendo poi vicolo Luretta per approdare in via Valdonica al Camera a Sud, certamente una conoscenza di Bea. A questo punto ritorno, quasi, al punto di partenza, nella piazza dove, al civico 3/b è nato, Molo 3 (c'era Rosso San Martino, ricordate?), appassionato di cucina di mare, e un paio di civici più in là il delizioso Fràgola, che infonde salutiamo a tutta l'area. Al Molo 3, come al Gessetto, che gioca invece dalla parte di una cucina italiana dalla materia prima genuina e ben preparata dallo chef Mirko Lambertini, il design predilige colori sobri dal nero al bianco fino al sabbia, passando per il grigio e tutte le sue sfumature. E' il periodo. Il mio viaggio finisce con un buon te' alla menta al Naama in via Oberdan 31/b: e fuori, sulle seggiole, ci sono anche il plaid. Non manca nulla.

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