Al Binèri: il ristorante del Dlf dove il personale è in transito, la gestione di una coop e il conto importante



Uno spaghetto alla chitarra e amatriciana di tonno non molto generoso nel condimento


AL Binèri non si spende poco. Che antipatico dettaglio per iniziare un post, direte voi. E' vero. Ma: se stessi scrivendo del ristorante Massimiliano Poggi, forse non esordirei così, perché da uno dei migliori chef di Bologna ci si aspetta di spendere molto. Ma, trattandosi del ristorante del Dopolavoro Ferroviario in via Serlio della Bolognina, da quest'anno "intitolato" Al Binèri, allora il conto diventa un dettaglio importante che ribalta vari cliché. Tipo: ah, ma allora se vado a mangiare al DLF, il parco dei ferrovieri, non costerà chissà quanto. Oppure: visto che ci lavorano richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale o chi arriva qui per ripartire o restarci ed essere inserito nel tessuto sociale, allora non potrà essere troppo costoso. E invece non è così, perché se le materie prime sono buone e l'idea di cucina ambizioso, allora il conto lievita per forza. E se la brigata e il servizio in sala (ho visto almeno tre camerieri, non sono pochi, e non si attende all'infinito) si traducono in stipendi regolari, è giusto che sia così. Anche se poi, a me, pagare una panna cotta alla menta 8 euro (i prezzi non sono scritti sulla lavagna, ma vengono detti a voce, in caso chiedeteli espressamente), sembrerà sempre tantissimo. Ma davvero, è una cosa personale. O forse sono schiava del cliché allo stellato sì, al Dlf no.


il ristorante rinfrescato da alberi e natura e a fianco della ferrovia
Stanno succedendo tante cose a Bologna e soprattutto si stanno presentando nuovi scenari che sparigliano le carte delle nostre consolidate conoscenze e aspettative. Sul tema del sociale che può incontrare l'alta cucina promuovendo l'inclusione, la cooperativa sociale Eta Beta ci ha mostrato una decisa direzione allo spazio Battirame qualche mese fa, con il progetto "7 tavoli" che prevedeva sette cene realizzate da 7 grandi chef di fama internazionale e la collaborazione dello storico Massimo Montanari. Il fine è quello di combattere i cliché, mescolare ambienti sociali e sensibilizzare attraverso il cibo, che fa da collante universale. Qui da Al Binèri, l'idea è la stessa, con la cooperativa Arca di Noè che lavora su accoglienza, integrazione e inserimento lavorativo e lo chef Michele Trieste - tante esperienze alle spalle- qui ai fornelli per il primo anno.
Io e Linda, la mia compagna di cena pre-cinema (andavamo poi a vedere "Summer" di Kirill Serebrennikov al Galliera) abbiamo fatto due chiacchiere con la persona- crediamo- responsabile della sala e abbiamo appreso un po' di informazioni sulla scelta della materia prima, meticolosa e in cerca dell'ottimo. Per la nostra serata e per farci un'idea del menu abbiamo diviso i piatti: uno spaghetto alla chitarra fatto a mano all'amatriciana di tonno (9 euro), il polpo come secondo (14 euro) e la panna cotta "after eight" come dolce (8 euro) più due calici di ribolla gialla (5 euro l'uno).Tutto molto buono e un "po' meno" di entusiasmo per lo spaghetto che in fatto di condimento poteva essere più generoso, anche come sapore. Servizio molto gentile.
Insomma, se decidete di fare una cena importante, in un ambiente etico, questa è la destinazione. Astenersi i "vado a mangiare due robe al ristorante del Dlf prima del cinema", resterete delusi.


un ottimo polpo alla brace e un contorno che anche in questo caso poteva essere più generoso... 


panna cotta "after eight"


Al Binèri
Dopolavoro Ferroviario
via Serlio 25/2 o ingresso con parcheggio da via Stalingrado 12
Bologna
370-3330255



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