I nuovi format del cibo, la città in rivolta e Fadiga che cerca un miliardario
Da quando sono tornata a Bologna dopo le lunghe vacanze, ho parecchio girato, naturalmente, con la mia bici. E posso ancora una volta confermarlo, è il modo migliore per vedere la città e scoprire tutto ciò che di nuovo sta succedendo. Il che non vuol dire solo avvistare all'orizzonte tutti i nuovi posti del cibo che stanno per aprire, ma anche osservare con stupore alcuni di quelli che lo scorso anno si affacciarono sulla città e che, passati nemmeno 12 mesi, sono già chiusi o trasformati in altro. Troppa avventatezza? Voglia irresistibile di investire in tempo di crisi per sbeffeggiarla questa crisi? Desiderio irrefrenabile di partecipare alla grande rivoluzione gastronomica che sta conquistando tutti e dove chiunque può "democraticamente" dire la sua? A me sembra che a volte certi posti rappresentino un atto psicomagico alla Jodorowsky. Qualcosa che bisogna fare per ricominciare da un capo più simile a noi, dove noi contiamo e lavoriamo per la nostra crescita. Un'affermazione materiale della vita che desideriamo. Ma insomma, guardatevi attorno. La città sta cambiando volto.
Perché secondo voi aprono tutti questi nuovi posti? A darmi un altro punto di vista è anche Marco Fadiga, celebre chef bolognese con cui ho fatto due chiacchiere telefoniche qualche giorno fa.
"Perché?" mi chiedevo, dunque, adesso c'è spazio per questi cambiamenti. Perché proprio adesso arrivano le novità e c'è posto per formati che nel resto del mondo ci sono da anni. Fadiga sostiene che la città l'ha capito ora, finalmente. E aggiunge ironicamente: "almeno al 73%". Aggiungendo poi qualcosa che sicuramente sappiamo tutti, bolognesi e non, visto che siamo partecipi di questo pensiero collettivo. Ovvero che: "Bologna ha paura - spiega- quando non c'è odore di peperonata non si fida. Poi se se ne innamora rimane fedele per sempre. Penso a molti giovani che entrano nel mio Marco Fadiga Good Food in via Caprarie e guardano il frigo come se contenesse dei marziani. E dire che propone prodotti di qualità altissima, soggetti a controlli maniacali, con prezzi bassi. Ma la gente è abituata a un livellamento verso il basso e quando proponi qualcosa di bello non sa cosa pensare". Ma giuda ballerino! mi viene da pensare, e dire che i bolognesi viaggiano, vanno in giro. Chissà quante volte avranno mangiato a Londra a un Pret a Manger o si saranno seduti a un Costa Caffè sospirando...se ci fosse anche a Bologna un posto così...". Risponde Fadiga: "Lo so, la gente va a Parigi e trova favoloso un bistrot romantico. Quando torna in città vuole le certezze". Il che mi fa anche pensare alla dimensione di sogno che siamo capaci di alimentare in vacanza, dove diventiamo degli audaci, e all'arsenale di certezze che pretendiamo quando torniamo a casetta. Chissà se impareremo mai a fare il passo più lungo della gamba. Io stessa, a dire il vero, ci sto provando. Ma di questo parleremo nei prossimi mesi. E comunque Marco Fadiga, che con il suo ex Queoaka e attuale Good Food ha davvero proposto un nuovo formar alla città, afferma di avere tante altre idee per la testa. E lancia un appello: "Sono in cerca di un miliardario che creda in me! C'è un futuro incredibile che ci aspetta, ma ci vogliono soldi".
ecco il Tramezzino.it. ha inaugurato sabato scorso in via Orefici dopo mesi di solo catering. |
Leggendo le parole di Fadiga si capisce un po' di più della piccola rivoluzione in atto a Bologna. Se date un'occhiata qui vedrete che la spinta al cambiamento e al rinnovamento è iniziata già l'anno scorso e l'anno prima ancora. Il vero cambiamento di un paese passa anche attraverso all'innovazione che questo è capace di esprimere. E mi pare che la gastronomia lo stia esprimendo al meglio. E per di più sono i piccoli a farlo. Cittadini come noi che hanno voluto seguire un sogno.
Poi certo c'è anche l'altra faccia della questione. Con posti che aprono e chiudono e allora mi dico anche che forse era giusto l'esigenza dell'attimo, l'aver sognato troppo o l'aver fatto male i propri conti. Secondo me Bologna per il momento è pronta per il piccolo, per formati pilota che possono poi svilupparsi. E' come quando si decide di andare a vivere in un'altra parte del mondo. Allora, come qualcuno consiglia, meglio andarci per tre mesi e vedere come si sta e cosa si può fare. Poi, in caso, ci si trasferisce con tutta la propria vita. Se penso a un negozio come Rinaldini in via Altabella, mi viene spontaneo andare a leggere il mio post. Scopro che è datato 30 novembre 2011. L'emporio del macarons di nazionalità riminese ha chiuso prima dell'estate, nemmeno un anno di vita. Aveva aperto in pompamagna, con un investimento che non voglio nemmeno pensarci. Ora, al suo posto, c'è un bar dal formato identico a quello che c'è dall'altra parte della strada. E si chiama, con molta originalità, "To Be. Stay Hungry, Stay Foolish". Mi pare pure che dentro l'arredamento sia restato uguale con nuove app di design personalizzato ma non del tutto ben mimetizzate.
là dove un tempo c'era Rinaldini, oggi c'è To-Be che come sottotitolo ha scelto quella frase senza copyright, resa celebre da Steve Jobs "Stay Hungry, Stay Foolish". vabbè....
prima è stato "Omelette e baguette", come potete leggere in questo post che è rimasto il post più letto di tutti i tempi su Apranzoconbea. quindi, mi viene da pensare, anche il concept gastronomico che ha più interessato i lettori.poi nel settembre 2011 è diventato Les Omelettes. La scorsa settimana la serranda era giù - mi faceva strano in un inizio post vacanze che non fosse aperto - e spero vivamente che, tornando domani in centro, la troverò su.Questa rimane una delle novità più belle che sono arrivate a BO negli ultimi anni
si chiama "Il tortellino", ha aperto da pochi giorni in via Cesare Battisti 17/a e propone tortellino da asporto in un kit con la cup simile a quella delle zuppe cinesi. anche qui, dietro al progetto, gente giovane con la voglia di provarci
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Qui ho parlato di quello che sto vedendo io in città. E potrei aggiungere al panorama, che fa pensare alla nostra città come una piazza interessante (saranno stati fatti studi di marketing o sarà tutto frutto di un'ispirazione istintuale?) anche l'apertura ad agosto del flasgship store Nespresso in via d'Azeglio, della nuova "casa" della Spisni in via Galliera, del ristobus Aire che ha inaugurato domenica. Anche in via Petroni stanno succedendo cose legate al bio-distretto. E di nuove attività ne dimentico certamente. Guardate qui comunque. C'è una trasformazione in corso, che si adatta bene alla parola crisi e che potrebbe essere anche solo di passaggio per poi stabilizzarsi.
Cosa ne pensate? Il dibattito è aperto e credo stimolante.
cara Bea,
RispondiEliminai tuoi post mi fanno sempre riflettere molto. Il mondo sta cambiano, noi stiamo cambiando ma chi veramente di noi è disposto al vero cambiamento e a rischiare la vecchia strada per quella nuova? I bolognesi cercano una via sicura, la tagliatella al ragù ma poi all'estero sognano novità. Tanta confusione nella mia testa. Io so solo che appoggio il cambiamento, necessario in periodo di crisi per crescere, lo appoggio nella cucina e come ben sai spero che presto anche il settore culturale cambi faccia. Viva il cambiamento. viva la rivoluzione gastronomica che poi ha molto a che vedere anche con quella culturale.n Viva il coraggio, la tenacia e la forza di combattere per creare un mondo migliore.
Ti stimo lo sai
e ti seguo sempre
Blue
cara Blue, molte riflessioni le facciamo anche insieme come ben sappiamo. perché anche tu sei continuamente impegnata a scrutare la città e a capirne le evoluzioni. ed è vero, la rivoluzione culturale passa anche attraverso la cucina anche (nelle dittature viene censurata in egual modo) se la crisi spinge a rifugiarsi più in un piatto di tortellini che in una mostra del caravaggio...o no? che ne pensi? Ragionando un po' credo comunque che sì, i bolognesi sognino la tagliatella al ragù, ma che lo stiano facendo in un contesto più dinamico, scorporandola un po' dal tradizionale contesto. E allora ecco che nasce il tortellino take away di un giovane imprenditore, mentre ad esempio la Spisni col suo nuovo posto in via galliera fa take away ma non del tortellino, perché lì la temperatura a cui lo mangi è sacra. le cose si muovono e un mondo nuovo, non solo culinario, sta già succedendo.
EliminaLa rivoluzione parte dalla cucina, è vero infatti che come l'arte spesso viene proibita, occultata, maltrattata dal potere perché è un modo per ribellarsi al sistema. Mia cara bene la cultura ha bisogno delle rivoluzioni per crescere e mi sa tanto che Bologna ora è pronta per tutto questo.
Eliminati seguo sempre
Blue
Bologna e' viva ! Gente, sveglia !
RispondiEliminaCome l'emporio del macaron riminese ha gia' chiuso ?! Ci avevo fatto una spesa natalizia stratosferica, ed anche se il macaron mi aveva un po' deluso, era pur sempre una qualita' superiore, diavolo.
Aspetto al varco Ladurée ... perche' Milano e non Bologna ? Antichi e démodés.
Il nuovo e' qui, in questa provincia aperta e conservatrice, ''conservaperta'', toh, filo rosso tra nord e centro, nido ideale per nuovi progetti e mescolanze di idee. Brindo con Menabrea, non sara' french luxury, mais c'est bon.
ciao Federica! sì, quel mega investimento zucchero e mandorle ora si chiama To-Be...e si vede che la tua spesa stratosferica + altre di altri (ne son certa) non sono bastate! è vero, BO è aperta ma sotto sotto...si dice così da una vita di Lei! io invece brindo con la Viola, birra romagnola scoperta di recente che mi piace un sacco!!!
Elimina"gente giovane con la voglia di provarci"
RispondiEliminaIO AMO QUESTA FRASE.
ti ho riletta e mi piace sempre di più questo post.
Blue
ti sei CARINA
EliminaCiao Bea, meno male che ci sei tu che mi tieni aggiornata su quel che succede a Bologna! Ho lavorato in centro nel negozio dei miei per tanti anni poi ho cambiato tutto e ora lavoro a S.Lazzaro. Quando (molto raramente) vado in centro e vedo tanti negozi e locali cambiati, alcuni chiusi, non riconosco più quello che era Bologna almeno per come la ricordo io.. e questo mi dispiace da un lato anche se devo ammettere che i cambiamenti e le novità mi intrigano da morire: provare posti nuovi, assaggiare abbinamenti insoliti ecc..
RispondiEliminaBellissima l'idea del tortellino take-away, secondo me ideona da esportare!!! appena ripasso in centro provo ad andarci! bacioni!
Ah è verissimo Francy, perché negli ultimi 5 anni bologna sembra sia passata in un frullatore che l'ha rivoltata. a me ad esempio rimane sempre la curiosità di sapere cosa c'era prima nel tale posto, per avere, almeno per me (e attraverso il blog anche per gli altri) un filo storico che cmnq ci ricordi la trasformazione. è bello quando un locale si può permettere - a seconda del design- qualche traccia del passato, tipo zazie che sopra porta ancora la scritta vecchia mi pare. IL tortellone take away...ne parlerò, ci son stata ieri sera!
Eliminala questione è interessante perchè se da un lato nuovi posti sono uno stimolo a conoscere e a riprendere ad uscire, spesso nascono locali spinti solo dalla moda del momento, e sembrano calati lì dall’alto senza nessuna volontà di integrazione col tessuto già esistente.
RispondiEliminaMi spiego: le fashionblogger martellano il web con i macarons e il cake design? Ecco all’improvviso Rinaldini, a mio avviso un posto di una freddezza allucinante con la vetrina wannabe piena di roba chimica e Colazione da Bianca, il classico posto attira allocchi (scusa la franchezza) con prezzi fuori dal normale, ma così carino (allora vado a mangiarmi un macaron dentro le vetrine della Maisons du monde e faccio prima) per farsi tante fotine da postare su facebook.
Omelette e baguette uguale, arredamento shabby chic perché va, nome che richiama la Francia ma cibi scongelati.
Non pretendo che Bologna rimanga inchiodata alle osterie degli anni ’70, è giusta una varietà di scelta ma che i nuovi posti siano “pensati”, come forse i locali in apertura lo sono e ancora non sappiamo, per una città con una tradizione forte come la nostra.
Altrimenti non posso non citare la scritta che fecero sulla saracinesca dell’ennesimo bar bianco coi led “questa non è Milano”
Ciao!
Francesca
è proprio vero quel che dici. è per questo che a volte mi chiedo...ma avranno fatto uno studio e una ricerca prima di decidere dovecomeperché? e sono d'accordo con te anche su quello che hai detto a propsito di Rinaldini e Clazione. Due locali su cui rifletto senza accomunarli però. il primo era davvero sopra le righe e il secondo, a mio parere, molto integrato a dire il vero con lo spazio circostante, mi ha deluso a suo tempo soprattutto per il servizio. due volte due no! certo, se viene un'amica in città e le voglio far vedere un posto molto "girlish" per farci un po' il viaggio magari ce la porto sperando che il cameriere sia nuovo (c'era un gran turn over fino a qualche tempo fa) e carino. Forse tutto questo aprire e chiudere, ma soprattutto aprire e spero con un futuro lungo, è proprio sintimo del momento di trasformazione che la città sta finalmente vivendo. poi sarà una legge naturale, ovvero, chi ha saputo unire una buona gestione imprenditoriale e una onestà alimentare, potrà sopravvivere. bologna, almeno i bolognesi, per questo mi pare abbastanza ferma. poi chi viene da fuori e viene solo durante le fiere vede le cose diversamente.
EliminaBel post, complimenti.
RispondiEliminaForse si apre e si chiude con molta facilità senza valutare bene i pro e i contri di zone, chi sono i clienti e dove stai aprendo.
Non sempre l'arredamento fa il cibo... sarà perchè io è da un pò che non vado a mangiare in posti del centro, preferisco fare qualche km in più, andare in osterie vecchie ma con cibi che hanno un vero sapore... ma questi sono gusti...
http://latonnina.blogspot.it
ciao Francesca! hai ragione, qualche km in più spesso è una sicurezza. quando ci si allontana dalla città pare si guardi più alla sostanza. però do fiducia comunque a chi ha avuto una bella idea e la porta avanti con passione. e già si sta vedendo chi, in città, ha fatto questa scelta.grazie per essere passata e passo a trovarti.
Eliminacara bea, grazie dei preziosi consigli gourmet e per i puntuali aggiornamenti sul panorama enogastronomico bolognese. a proposito di bici e scoperta della città, l'altro giorno sono passata in via santo stefano e di fronte a "colazione da bianca" ho visto una vetrina con un logo e la scritta "bolpetta"... ho saputo poi che si tratta di un nuovo format basato su polpette e bollicine. qualcuno ha dettagli in più? sono curiosissima, visto che trovo molto interessante l' idea di proporre un piatto della tradizione semplice, ma volendo anche molto elaborato.
RispondiEliminaciao Lullaby! allora, Bolpetta l'avevo dimenticato nel mio giro. perché non ho ancora visto i lavori in corso, anche se conosco il progetto. e per ora posso solo dire (perché a volte riesco ad essere discreta) che ci lavorerà una cuoca molto amata da questo blog. anch'io sono molto curiosa!! i nuovi formar, comunque vadano, mi incuriosiscono sempre perché dimostrano un'osservazione attenta e intrigante del mondo :)
RispondiEliminacomplimenti...sei una grande..molto interessanti i tuoi articoli...
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