Aperture, chiusure, flop e speculazioni: la firenzizzazione di Bologna e il turismo che è la nuova fiera


Le fettone di parmigiano son pepite in via Pescherie Vecchie


Uscivo dalla cena con gli Apostoli della tagliatella qualche sera fa e solo qualche ora prima ero stata a insegnare cose di blog e giornalismo al corso professionale per chef vegetariani e vegani ideato da Pina Siotto all'Iscom. Due situazioni agli antipodi che parlano di una bella dialettica alla bolognese condita di germogli e ragù ma nutrita da un comune denominatore: l'impegno, la cura, la passione. E mentre camminavo riflettevo sul fatto che queste tre parole sono tralasciate volontariamente dal vocabolario dei nuovi gastro-imprenditori: gli affari vanno comunque e non ce n'è bisogno. Bologna è gonfia di bistrò e trattorie gourmet (più una sfilza di neologismi che ti vanno immediatamente di traverso) perché tanto un pubblico c'è e non è particolarmente interessata a impegnarsi e a pensare al di là dei sei mesi, per dire. Si aprono posti del cibo un po' come un tempo si aprivano boutique, passatempi anti-noia di signore o signori con gruzzolo o risparmi di una vita. Tra un anno, poi, si vedrà. L'importante è adesso, applicando per la prima volta quel qui e ora che non è mai stato così tanto praticato.



i bolognesi così abituati al sabato del villaggio in centro tutto per loro stanno iniziando a spazientirsi

"L'importante è adesso" vuol anche dire che la missione principale è quella di accaparrarsi un posticino, prepararlo con un'apparenza intrigante o anche no, un contenuto mediocre o un'idea meravigliosa sulla carta e poi rivenderlo al miglior offerente, perché c'è sempre qualche pesce grosso che, attirato dal polverone gastronomico, decide di atterrare nella nostra città e investire. Ed è proprio così. Ma ve ne sarete accorti anche voi magari che, andando spediti, chessò, in via de' Toschi alla ricerca della gelateria "gourmet", un giorno avete trovato al suo posto il bel negozio di Jucca, che tra l'altro a me piace moltissimo e ci andrò più che nella gelateria. Oppure, girovagando per il Mercato delle Erbe in cerca del vegano avete trovato altro: la veg mania, lì, è durata una manciata di mesi. 


verso la via Orefici attraversando vicolo Ranocchi: non tutti i luoghi del cibo in centro, però, sono da buttare via. C'è chi- della nuova stagione magnona in città- è qui già da cinque anni, un primato per la zona!

Nella mia disamina dell'attuale stato della scena gastronomica cittadina c'è un po' di noia mista a disappunto, è vero, ma del resto, come blogger che investe -da volontaria- in tempo e passione sul suo spazio digitale per scrivere e fotografare una nuova realtà che nasce, regalandole una bella narrazione - credo- che solitamente si acquista da un ufficio stampa a caro prezzo, non posso non sottolineare la mia delusione. Poi ognuno fa quel che crede, ma io mi muovo sempre di meno e mi dedico al bricolage. Assistendo con interesse alla "firenzizzazione" della nostra Bologna dove sempre di più si governano posti del cibo alzando i prezzi e abbassando la qualità, garantiti dal boom del turismo, proprio come un tempo si faceva perché "tanto c'è la fiera". E proprio come la regina del turismo Firenze (abbastanza paragonabile per grandezza alla nostra Bologna), anche qui la piazza si sta riempiendo di visite guidate per turisti, che costano moltissimo e non sempre mostrano il davvero unico, prezioso "che ne vale la pena". Tutto concentrato in una bolla che presto esploderà. E allora, forse, qualcuno capirà che valeva la pena spostarsi semplicemente oltre il ponte della stazione, a destra e a sinistra della via Matteotti e ancora più in là, dove Bologna sembra una piccola South London.


oltre il Ponte della stazione


Una riflessione dell'amico Marco Nannetti, invece, che dalla sua Enoteca Italiana osserva da parecchi lustri il nostro piccolo mondo "sazio e disperato" (come amo citare e re-citare questa frase del severo cardinale Biffi ) mi ha confermato un dato che già mi era evidente e che invece viene spesso venduto diversamente: il turista Ryanair+Airbnb fa molto bene al commercio, spende poco per il soggiorno e devolve i suoi risparmi alla vita gourmand, a differenza del professionista che sbarca nell'hotel più costoso lasciando alla reception centinaia di euro (un tempo nulla, oggi un peso crescente) che non ricadranno sullo shopping. In vino veritas.
Bologna la Grassa, meno Dotta e Rossa, eppur bisogna andar.

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