Pranzare da Armani non è peccato e una naturale informalità è il vero lusso
E' inevitabile. Dopo qualche minuto che ti sei seduta, ancor prima di leggere la carta, non puoi non metterti a parlare di questioni di stile. Siamo in casa Armani e dire la propria su tutti quei marchi rossi che danno una nuova e invadente nuance all'angolo su via Massei della Galleria Cavour è d'obbligo. Forse a Milano o a Dubai (o se sei appena tornata da Formentera) manco ci fanno caso, ma noi bolognesi, che schiviamo con snobismo la logomania, a meno che non sia stampata sulle borse Vuitton, vogliamo avere l'ultima parola su chi ha deciso di marchiare a fuoco un pezzo della nostra città. E quindi con Bea, che sa come provocarmi e stimolarmi, abbiamo deciso di andare a festeggiare il mio compleanno proprio lì, nel cuore modaiolo della bella Bologna all'Emporio Armani Ristorante. In quella galleria dove raramente passo, se non quando ho fretta. E abbiamo scoperto che luxury non sempre fa rima con lusso. A volte, però, sì.
Non è, la mia, una riflessione buttata lì per far sensazione. E' il pensiero che con Bea, dopo aver mangiato cose buone in una dimensione gentile, abbiamo formulato. Perché in città ci sono almeno 7 categorie di ristoranti o locali: 1)quello dove mangi in maniera mediocre e l'ambiente è costruito sul catalogo Kasanova e ci vai la sera di arte fiera off perché non hai prenotato nulla, 2)quello dello chef di grido che devi stare ad ascoltare inchiodata alla sedia, mentre ti sciorina il libro dei salmi coi 150 capitoli degli ingredienti di un piatto, 3)quello di bello stile e belle maniere ma piatti inutili, 4)quello dove ti senti in famiglia, stai bene e mangi bene ed è sempre il tuo preferito 5)quello dove mangi da dio ma l'empatia è rimasta a casa 6)quello alternativo tra centro sociale moderato e antagonismo che non gli daresti due lire per atmosfera e scopri poi che che l'apparenza inganna e che è tutta una questione d'identità e riconoscersi in una tribù 7)quello fighetto e di grido che non gli daresti due lire per atmosfera e scopri poi che l'apparenza inganna e che è tutta una questione d'identità e riconoscersi in una tribù e che spesso, dove c'è vero lusso c'è anche informalità liberatoria. Dipende da chi ci lavora e come ti accoglie.
Quindi Bea, sento che qualcuno mi sta chiedendo dopo il pippone iperbolico: ma come si mangia da Armani? Si mangia bene, si mangia bene. Ma forse un po' me l'aspettavo? In cucina c'è Ivan Poletti e io sono di parte. Non so perché ho sempre pensato, da quando lo conosco, che sarebbe arrivato il giorno in cui l'avrei apprezzato di più e per di più intendo la sua cucina fuori dal recinto della bolognesità, dopo la lunga permanenza come cuoco e socio alla Cantina Bentivoglio. Lui, se non ricordo male, ha cominciato a Bologna da Marcello Leoni a Trebbo di Reno e forse ora, qui nella galleria, si è ricongiunto con una natura che ha ben radicata in sé. Anche se poi, in una scelta di carta tra Bologna e il mondo, troverete le tagliatelle super petroniane e i passatelli con ragù delicato e tartufo nero. E' però il risotto allo zafferano il sovrano della cucina, con quella mantecata deliziosa e una presentazione molto carina.
Emporio Armani Ristorante
galleria Cavour 1/v
051268747
chiuso la domenica
Commenti
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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea