Perché Fico potrebbe ispirarci, anche se poi ci andiamo una volta sola

la bellezza di questa affettatrice. Fico è pieno di macchine splendide che, messe in questo contesto tirato a lucido, risultano lascive, attraenti e seducenti


Se fossi su un grande quotidiano avrei un taglio diverso. Darei la notizia, perché questo sarebbe il mio compito, quello di informare, senza nemmeno troppo giudizio. Ma come blogger, quindi autrice di un diario con personale versione del mondo, qualcosa di più devo dare. Anzi, posso dare. Quando si tratta di aperture come quella di Fico, chi scrive una stampa indipendente, da una parte è felice, dall'altra si sente un po' messo alla prova. E pensa che magari, a certe aperture, non dovrebbe nemmeno andarci. Ma cosa ci posso fare? Io sono curiosa e credo che da tutto si possa imparare. E che la mia passeggiata di questa mattina nel museo del cibo e della sua produzione, sia valsa la pena per capire certe cose. Soprattutto per rendermi conto una volta di più, che città preziosa abbiamo noi bolognesi tra le mani. Un museo a cielo aperto dove non manca nulla, dalla cultura al cibo, con aggiunta di un'architettura favolosa. Bologna è un parco giochi vivente e non racchiuso in un format-capannone, il che dovrebbe farci sentire molto stimolati e felici. Oltre Fico c'è vita.


design accattivante e retrò, questo setaccio del molino Grassi è più desiderabile di un divano



Però la passeggiata di questa mattina è stata piena di stimoli. Soprattutto nel percepire cose che vedo tutti i giorni in città, ma che qui sono messe in vetrina, tirate a lucido, mostrate al meglio. Proprio come potrebbe piacere a un turista straniero, perché noi bolognesi e molti italiani in genere, forse amiamo passeggiare attraverso percorsi un po' più anarchici, scompigliati, proprio come sono molte vecchie strade delle nostre città. Qui le macchine che si osservano da dietro vetrate cangianti, sono lussuriose, dal design retrò, proprio come la maggior parte degli allestimenti, che tutti insieme vogliono assolutamente ricondurre a un pensiero di autenticità: l'esperienza di Fico ti deve lasciare l'idea che sei andato alla radice delle cose, che hai penetrato il segreto del fatto in Italia e della maniera italiana di essere genuini, radicali in una certa maniera. Mentre passeggiavo pensavo come sarebbe potuta essere una fabbrica-museo-contadina degli anni Novanta... non c'era modo, mi sa. Un argomento come quello della genuinità non era minimamente concepibile e poi non c'era ancora aria di crisi  che ha dato una ripulita a un po' di manie di grandezza in generale. Si è tornati alla sobrietà, e poi è arrivato questo Fico, che è in pratica l'expo' di tutto quel che fa autentico e italiano oggi. Però, se avessi passeggiato con Godard, lui mi avrebbe detto che questo è un posto per stemperare l'alienazione esistenziale. Potrei essere d'accordo per il bolognese che la domenica non sa dove sbattere la testa e viene qui a mangiare come potrebbe andare al Leroy Merlin o all'Ikea o alla peggio in Autogrill, ma forse un turista ci viene proprio per catturare tutta l'esperienza. Per portarsi a casa l'Italia, per mangiare tutto in un giorno e imparare tante cose che molti di noi danno, naturalmente, per scontate, perché possiamo assaporarle 365 giorni all'anno, muovendoci in tutte le stagioni, come ci pare. Con facilità. Ho pensato molto ai nostri musei che racchiudono cose pazzesche, ma che spesso fanno in una settimana visitatori che si contano sulle dita di una mano se togliamo le visite guidate con le scolaresche. E qui l'industria va insieme al cibo, che ormai è traino fruttuoso per tutto. Dipende dalle dosi. Ho pensato, insomma, che adesso che c'è Fico, c'è più concorrenza sensuale e che allora è arrivato il momento di fare ancora meglio qui in città. Una bella opportunità.


uno scorcio di cucina



macina e lampadario


irresistibili bici per girare dentro Fico: ecco una tendenza della nostra città, quella di andare in bici, trasportata dentro la Fabbrica. Noi sappiamo ispirare parecchio, ma dobbiamo esserne più consapevoli.E non parlo a chi queste cose le pratica da anni... ma a chi in città non riesce a farle sue



creatività bolognese



bottiglie del latte trasformate in vasetti
Fico
Via Paolo Canali, 8
Bologna
apertura il 15 novembre 2017

Commenti

  1. Leggendo e guardando oggi le foto di Repubblica mi è venuto un dubbio: non parli delle zone esterne per gli animali e per le colture che non siamo quasi andati a vedere e le “esperienze” che sono ben 40 (noi ne abbiamo viste solo 2 o3). Non ci interessano o non ci hanno catturato? O ci siamo persi qualcosa? C’è un deficit di comunicazione o l’attenzione è volutamente indirizzata su altro?

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    1. Hai ragione Adorabile. Non ho parlato delle esperienze perché non le ho volute intenzionalmente fare. Ho resistito 10 minuti alla visita guidata con Farinetti, dopodiché ero annoiata. Non so se per la consapevolezza di star facendo un tour con una "guida" che, essendo interessata a questo business, risultava troppo sopra le righe cercando di fare simpatia, o se invece per mia impossibilità di essere trascinata emotivamente in un tour guidato. Devo essere motivatissima per farlo (ad esempio domenica scorsa con Francois Hebel, curatore di Foto/Industria, mi sono deliziata ascoltandolo su Rodchenko) e queste "esperienze" di Fico, forse, per me, non sono interessanti. Dirò una cosa bruttissima: preferisco andare all'ipermercato e leggere le etichette dei prodotti e farmi la mia consapevolezza, poi, approfondendo, se proprio voglio. Rispondendo invece alle domande delle ultime righe, dico che le foto che si vedono pubblicate da chi è stato all'anteprima, sono tutte relative alla magnazza che si può fare dentro. L'ennesimo posto dove perdersi alienati, per poi ritrovarsi... con parecchi soldi in meno, e senza avere veramente scelto.

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