Fuori Porta: Alla Ca' De Ven, mai di domenica





E' proprio così. La domenica a pranzo...mai alla Ca' de Ven di Ravenna. Che è un posto bellissimo, affascinante, dove si mangiano cosine buone. Ma la domenica è un inferno e l'ultima cosa che ti portano, se si ricordano, è proprio la lista dei vini. Che insomma, già che vai lì forse penseresti che dovrebbero portarla ancor prima doi farti sedere.
Quindi, abbandonando l'idea di andarci una domenica a pranzo, che forse è anche il momento ideale per una gita fuori porta, pensiamo a qualsiasi altro giorno della settimana, quando, tutto ciò che ordinerete vi arriverà subito. E soprattutto, credo, molto più buono. Che poi bene si è mangiato bene, ma insomma ad esempio la crema catalana ordinata per ultima...verso le 3 del pomeriggio, è stata servita calda sopra e fredda dentro, il che fa pensare, no?
Niente da fare, i camerieri completamente frullati e acidi (li capisco, però allora mettere un cartello fuori...SOLD OUT) che quasi avevi paura a chiamarli. Bambini sparpagliati ovunque (tesori loro...ma i genitori ...li fanno e che poi dio li assista...soprattutto al ristorante?), acustica impazzita.
La Ca' de Ven (via Corrado Ricci 24, 0544-30163) rimane però un posto meraviglioso. Una perfetta celebrazione di vecchio mattone, acciaio, vetro e legno, è suddivisa in tre ambienti. All'ingresso la parte più vicina all'enoteca, raffinata visione di affreschi e vini, dritto dalla cassa la parte più rustica, tutta in legno, che corre a fianco delle scansie ottocentesche piene di bottiglie di Romagna. Infine nella sala a fianco, racchiusa in una palla di vetro simile a una serra, la parte più contemporanea.
Tutto è molto studiato nell'arredamento, (il palazzo dove la casa del vino è nata nel 1975 è del Quattrocento) per regalare un'atmosfera d'altri tempi che suggerisca l'idea di una cucina sana e genuina. La piadina viene rigorosamente fatta al momento da una zdora, una signora abilissima. Ma qui, nulla di caratteristico. La signora è rumena e dà forza al trend in espansione della "piadina rumegnola". Niente in contrario, eh. Però...anche le piadinare son difficile da trovare di questi tempi.
Devo dire che il ristorante è un po' povero per i vegetariani. Anzi...a seconda del momento. Ci si rifa coi primi o con qualche secondo. Io ad esempio ho preso il baccalà con le patate al forno, che erano eccellenti! E mi sono fatta alla grandissima di piadina: davvero eccellente!
Carne a volontà e piatti rustici del territorio tra cui radicchio e pancetta saltata in padella (bruciatini), una zuppa di patate con cipolla, budino di squacquerone con prosciutto croccante con saba (mosto cotto), cappelletti, strozzapreti, tagliatelle. E poi carne e salsiccia a volontà. Da bere un Centurione, Sangiovese superiore di Ferrucci (Castelbolognbese 2007) e un Sangiovese Morale superiore di Morini (Faenza 2007).
Il tocco "arte di ricevere" da guardare e rubacchiare: tovagliette rustiche di carta gialla e tovaglioli in carta che riprendono i motivi delle stampe di Gambettola.


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