Viaggio a Tokyo, prima parte
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Va bene, chiudo qui con certe ragioni per andare a vedere cosa succede nella terra del Sol Levante, anche perché ho sicuramente dimenticato tante cose. E mi concentro su un'altra questione: la cucina.
Ecco, per me Tokyo e con essa un pezzetto del Giappone, è stata soprattutto la scoperta non tanto dell'aspetto gastronomico, che un po', seppure "italianizzato", lo frequentiamo anche a Bologna, quanto dell'attrezzistica per cucinare. Non c'è nulla di differente dalla cucina italiana. Anche noi abbiamo tanti attrezzi...basta pensare a quelli per fare le varie paste. Però per me, quelli giapponesi sono stati una scoperta, soprattutto per il loro lato "pop". Qui tutto è colorato, spiritoso, infantile. Ci sono gattini ovunque. In statuette con la testa che si muove, balzano fuori da composizioni gastronomiche. Quelle che ci sono in vetrina, e che sono solo sculture di cera.
Quindi, tornando agli atterzzi ho scoperto l'esistenza delle forme per fare gli Onigiri, involtini a base di riso e alghe crude, solitamente di forma triangolaree ripieni di riso oppure di pesce o carne. Ho trovato lo shamoji, il mestolo da riso con i puntini in rilievo, vari stampini per fare i Kyraben, ovvero i bento (lunch box) con le faccine (character bento), che sto già immaginando di adattare a qualche ricetta più italiana con devozione alla decorazione. E poi una forma per realizzare da un toast un saccottino tondo ripieno, che in Giappone va moltissimo: anche Muji produce una linea food con questi biscotti ripieni di crema di azuki (ispirati ai classici, buonissimi, che si comprano ovunque, ma con concentrazione in zona del tempio Sensoji, ad Asakusa). Ho trovato anche lo stampino per fare i ravioli cinesi. E tante altre cose meravigliose le ho portate con me, nel cuore. Sarà per la prossima volta! E camminando camminando, ho trovato il quartiere gastronomico: Kappabashi, una lunga strada in Asakusa (fermata metro sulla Ginza Line verso Asakusa, Tawaramachi) detta anche “Dougugai”, ovvero la città degli utensili, che prende il nome dal Kappa, un folletto acquatico simile a una tartaruga (http://it.wikipedia.org/wiki/Kappa). Qui...lasciate ogni speranza o voi ch'entrate, Praticamente ci sono un negozio dopo l'altro dove acquistare tutto ciò che potrebbe servire per aprire un ristorante. E se vi fate prendere dalla smania (anche perché i prezzi sono a noi favorevoli) rischiate di dover acquistare una valigia-baule per trasportare il tutto.
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Commenti
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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea