Tabulè di couscous di Grazia, tra Pantelleria e Rimini



Mentre son qui che guardo la pioggia cadere fuori dalla finestra, ora più vicina e presente che mai, visto che abito a piano terra e ho di fronte un cortile grandissimo e più in là un alberone centenario, frugo nella mente a caccia di immagini calde e corroboranti. E corro naturalmente sulle strade e sulle rocce dell'Isola del Vento. Quella Pantelleria che mi ha regalato un'estate intensa e memorabile. Soprattutto di visioni e sapori. Ripesco così, tra i tanti racconti ancora non scritti, quella giornata passata a casa di Grazia, mia cugina (la fotografa...la creativa, originaria di Rimini), mentre si dilettava con un mega tabulè (o tabbouleh) di couscous per la serata. Quel giorno, col sole che splendeva e il mare argenteo che si ammirava dalla sua finestra (lei abita proprio sulle rocce a Suvaki...+ o -) a  ho seguito le fasi di lavorazione del cous cous. Ho fotografato, ho ficcato il naso in tutta la sua casa immortalando gatti ( ce ne sono sempre in giardino e in casa- quelli che hanno il permesso di far la vita casalingfa-) e dettagli e arrivata a casa la sera...la sorpresa: nessuna di quelle foto c'era sulla scheda della macchina. Peccato, c'erano cose suggestive.
Allora ho deciso di mettere solo questa sua immagine con un particolare che mi piace molto e che l'ha sempre contraddistinta: un pennello tra i capelli. Ce n'è sempre qualcuno tra le penne sulla scrivania.
I colori sono quelli dell'estate. L'azzurro del bandana, il dorato della pelle appena baciata dal sole. Tutto ha luce.
E comunque la ricetta del tabulè di couscous l'avevo scritta su carta con penna, mezzo di cui mi fido sempre ciecamente. Eccola qui, per prolungare, almeno sui fornelli, l'estate che ancora c'è...ma qualche volta non si vede.



Tabulè di couscous di Grazia
x 4

500 gr di couscous precotto  a grano medio
1 ciuffo di prezzemolo
4 carote medie
2 spicchi d'aglio
1/2 bicchiere di olio
1/2 litro di brodo vegetale
sale qb
1 piccola stecca di cannella
1 zucchina genovese
1 cipolla piccola di Tropea
1 piccolo porro
1 peperone giallo e 1 rosso
1 piccolo cetriolo
1 piccolo finocchio
foglie di radicchio rosso di chioggia
poco sedano
2 pomodori rossi maturi (tipo da salsa) privati di semi
pinoli e uvette in abbondanza
zenzero qb
sale qb
1 grosso limone
1 grossa scatoletta di tonno
1 mazzo di menta


x il brodo 
2 litri e mezzo di acqua

lavorazione del couscous
metto il couscous in una larga teglia e nel frattempo scaldo l'acqua con 1/4 di bicchiere di olio e sale. Farla diventare tiepida.
Prendo 2 carote, il prezzemolo e la testa d'aglio e mixo il tutto nel robot. Aggiungo al couscous appoggiato nella teglia e pian piano lo irroro con l'acqua tiepida e con le mani mischio finché  si gonfia assorbendo l'acqua ma mantendendo una buona consistenza.
Quando è ben amalgamato e il volume è raddoppiato lo metto nella couscoussiera e se non la possedete utilizzate uno scolapasta coi buchi sottili che ponete sulla pentola con il brodo vegetale fumante dove fin dall'inizio avrete messo anche la cannella.
Sulla couscoussiera metto il coperchio per 15 minuti circa finché non vedo il fumo/vapore uscire. A questo punto ripongo i chicchi nella teglia e di nuovo irroro con un altro po' d'acqua e li sgrano mantenendo il couscous morbido. Rimetto altri 10 minuti nella couscoussiera, spengo e lascio riposare.
Le verdure
Prendo tutte le verdure e le taglio a cubetti. Aggiungo il tonno, i pinoli, l'uvetta, il succo di limone, la menta e gratto lo zenzero. Quando il couscous è raffreddato lo amalgamo con le verdure. Giro bene e aggiungo ancora un po' di brodo vegetale per ammorbidire, ma non bagno troppo.
Alla fine taglio sopra la menta.
Più si fa riposare e più si insaporisce.
Variante: se avete della bottarga da gratuggiare il risultato è ottimo.
Vino da compagnia: Yrnm di Miceli, Pietra Nera di De Bartoli, Gadì di Murana, Lighea di Donna Fugata, Gibilè di Pellegrino.

E aggiungo io...così facciamo contenti tutti i produttori dell'Isola!

Commenti

Posta un commento

per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea