Nuovi formati del cibarsi e del "saperci fare"


Nuovi luoghi, nuovi formati del cibo e dell'intrattenimento. Nuove usanze? Questo mi chiedo con la testa un po' per aria un venerdì pomeriggio verso le 3 e mezza mentre affamata, cerco uno dei nuovi food concept store, come si dice glamourosamente, che hanno aperto in città negli ultimi mesi. Cerco tra questi, che come codice d'onore sbandierano fin dalla loro nascita la possibilità di mangiare "mordi e fuggi" d'alto rango (prodotti bio, marerie prime selezionate, ricette innovative e sfiziose) e orario continuato. Come la Coin o Muji. O come i nostri classicissimi bar.



Cerco al Queoaka, in via Caprarie 4/g che ha aperto un annetto fa e che ricordavo "continuativo". I suoi panini vegetariani o di pesce, ma anche le vellutate mi piacciono parecchio. Ok, chiuso. Cerco all'Ambasciatori un po' più avanti (anche qui panini stupendi), ma purtroppo anche lì son rimasti 4 panini con prosciutto e pomodori (cheppalle anche sta cosa che alla fine per trovare qualcosa senza insaccati mica è facile a Bologna). Mi si illuminano gli occhi e mi viene una gran acquolina in bocca perché mi ricordo che qualche giorno prima sono andata all'inaugurazione della Gourmeria in via De' Musei (che da un paio di mesi si è trasferito nella nuova sede in via Urbana), estensione del Cafe Le Palais. Uno spazio compresso, stile capsula, molto raffinato, dove gustare prelibatezze pret a porter (non è mia la definizione...ma va per la maggiore). E insomma, avrei tanto voglia di assaggiare qualcuno dei piatti di cui racconta il menu, (all'inaugurazione "solo" ostriche e prosciutto) di una tartara di tonno crudo con bruschetta ai pomodorini e pestato di olive....miam miam...Però, chiuso anche quello.
Insomma, leggo meglio i cartelli e da Queoaka e Gourmeria la porta si chiude alle 15,30 e alle 14,30. Vabbè, peccato. Mi son sbagliata.
Faccio ancora rapido giro con la mente e mi vien da pensare a Colazione da Bianca, via Santo Stefano. Appena aperto...ne ho parlato così bene il primo giorno che ci son stata a bermi un caffè. Ambiente retrò, un po' shabby, cafè parisien, atmosfera distesa. Troppo bellino, evviva il nuovo e contemporaneo in città. Però cavoli, l'ultima volta che si sono andata per pranzo, il ragazzi dietro al bancone voleva per forza che consultassi il menu mentre io volevo solo un simpatico panino dolce di quelli che ci sono tra pasticcini e salatini. Ma solo carnazza, solo carnazza. E alla fine son riuscita a scucire un panino con formaggio e melanzane, fatto al momento, che mi hanno portato al tavolo senza fazzolettini...maddai.
OK, a questo punto son quasi le quattro e tra il fatto che devo ricominciare a lavorare e che gli zuccheri sono ai minimi termini, decido di andare a Omelette e Baguette in via Altabella (mi rimaneva anche il Twinside in via dei Falegnami, ma era troppo lontano e poi, a quel punto, non ero così sicura che si mangiasse non stop). Con il naso che mi si storce un po' perché l'ultimissima volta che ci ero stata con mia zia (una signora con qualche problema deambulatorio...ha il bastone, fa fatica a camminare) abbiamo avuto difficoltà per riuscire a metterci a sedere (il sabato a pranzo c'è molta confusione e ancora la gestione forse si deve fortificare) e alla fine ce ne siamo andate. Insomma, decido di andarci perché comunque lì ci mangio bene e a questo punto non ci vedevo più dalla fame...e, magìa, il posto è aperto!!!


La Gourmeria, via de' Musei

Mi siedo, ordino una frittata di bianchi d'uovo ed erbette con insalatina di contorno e pane integrale coi semini. In 15 minuti mangio con soddisfazione e torno al lavoro. Servizio gentile. Attorno a me siedono vari gruppetti di turisti americans molto felici del posto e del mangiare.

Colazione da Bianca, via Santo Stefano

Che dire. Bologna si sta aprendo al nuovo. E' tempo che anche qui facciano capolino nuovi formati di intrattenimento e cibo. Che abbiano cura per la materia prima, il ricettario, l'ambiente. Io adoro queste iniziative, questi imprenditori che osano. Come me tanta gente che vive a Bologna! E aspettiamoci tante altre aperture, questo inverno sarà divertente! Presto vi parlerò anche del nuovo jappo Zushi, design, ispirazione, sogno. E del Magnabulagna, nei pressi di piazza Santo Stefano, un concetto caldo e fantasioso o dell'Orsetto d'Abruzzo, negozio e ristorante in via Pietralata. E ancora del nuovo Rovescio in via del Pratello, convertito al bio.
Però credo che si debba fare uno sforzo sul servizio. Servire ai tavoli non è più un'aspirazione oggi. Chiaro che lavorare nella comunicazione è più allettante. O partecipare a qualche show tv. Vorrei un mondo pieno di artisti che possano vivere della loro arte senza dover fare i camerieri o i baristi part time. Ma vorrei anche un mondo dove si capisse che far questi mestieri è importante. Qualsiasi cosa si fa è importante nel momento in cui si fa. Troppo idealista? Con questo mi espongo a sicure critiche. La mia esperienza di servizio ai tavoli mi porta indietro nel tempo: 16 anni, Londra, un'estate per tre mesi. Mi ricordo che mi divertivo un sacco, che mia zia, che gestiva il ristorante in Trafalgar Square, mi bacchettava continuamente e io a volte avrei voluto mandarla a quel paese, e che i clienti mi lasciavano un sacco di mance. Vabbè, ero giovane, altri tempi. E il metodo era: più ci tengo a te, più ti rompo le palle!!! ;-)
Comunque, benvenuti concetti innovativi, begli involucri, cibarie strepitose...cercarsi qualche grammo di saperci fare.

Commenti

  1. Qualsiasi cosa si fa è importante nel momento in cui la si fa....siamo d'accordo con te! Spesso certi lavori vengono visti, guardati, considerati come lavori di serie B, come lavori che poco nobilitano, invece siamo dell'avviso che sono l'atteggiamento e i modi con i quali ci si presenta, si svolge la propria attività che fanno la differenza, che nobilitano o meno una persona. Ci sono persone sedute dietro gli scranni importanti che sono talmente gretti... che non c'è bisogno di dire altro. E poi, tu che hai vissuto personalmente anche l'esperienza lavorativa di cameriera, come anche io, sai quanto siano importanti queste esperienze, ti formano, ti fanno crescere, ti permettono di stare a contatto con la gente, impari a conoscere i loro gusti, ti confronti e poi, è vero, le mance sono un altro lato positivo!
    Sai che ci prendiamo nota degli indirizzi di tutti questi localini? Che almeno li andiamo a provare quando ci troviamo in giro per il centro, ben vengano davvero, le aperture al nuovo ci colpiscono sempre e se finalmente si può mangiare un panino o una frittatina diversi dai soliti coi salumi noi siamo più che felici!
    Baciotti e buon fine settimana
    Sabrina&Luca

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  2. wow Bea sembra un post strepitoso.. che invidia!
    dai un occhio a
    www.modemuffins.blogspot.com
    bacione!

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  3. Ciao, mi chiamo Fabio ti seguo in silenzio da qualche tempo.
    In Aprile di quest'anno ho deciso di aprire un mio posto a Bologna. Sogno un posto dal sapore Europeo con giornali anche di design, musica e fotografia, disponibili per tutti, come il wifi. Musica trasmessa via web da chissà dove, lampade Bauhaus prese su ebay, magari ad illuminare una parete in legno o un bancone anni 30 e dove si possa gustare piade - crescentine - qualche insalata - qualche zuppa semplice con farro, orzo carote e verdura di stagione, magari con qualche dolce semplice tipo mousse di cioccolato creme caramel e fette di torta di mela. Questo il sogno in due parole; spesso smontato dal concreto, come le regole ferree dell'ASL, la burocrazia infinita per il wifi libero, la canna fumaria introvabile nel 90% dei locali bolognesi e la pazzia o forse meglio dire la mania d'onnipotenza di molti proprietari che vogliono cauzioni e fidejussioni salatissime, nessuna intenzione di venire incontro in nessun modo a fronte di una ristrutturazione del locale, per non parlare degli affitti che potrebbero essere paragonati tranquillamente a quelli di certe zone di NYC senza per altro avere la stessa quantità di passaggio. Questa haimè è l'altra faccia della medaglia per chi decide di aprire un posto senza avere centinaia di migliaia di euro da investire.
    Nonostante le varie avversità, sono comunque alla ricerca di uno spazio idoneo per realizzare questo idea e devo dire non è affatto facile. Al momento sono indirizzato su un locale in San Vitale nei pressi di Piazza Aldrovandi - quindi zona ai limiti con l'università - dove però il proprietario vuole,vuole,vuole,vuole, senza concedere un centesimo; oppure un locale a un passo dai due Malpighi e a tre passi dal S.Orsola dove il prorpietario, al contrario è disponibilissimo ma dove francamente ho paura di non avere troppa clientela anche se l'indotto degli ospedali è potenzialmente mastodontico. Tu che ne dici?

    Fabio

    ...a proposito, sei mai stata al http://www.cameraasud.net/?

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  4. Luca e Sabrina_ carissimi, i vostri commenti son sempre costruttivi! se ne provate qualcuno fatemi sapere cosa ne pensate, è importante anche un feed back e voi siete critici e attenti ;-)

    MMM_ io vi tengo d'occhio sempre!

    Fabio_ Benvenuto Fabio! MI fa piacere che tu mi abbia scritto perché quello che dici aggiunge un tassello al discorso, un discorso che fa molto bene a questa città.
    Leggendo il tuo sogno, posso dire che io sarei subito una tua cliente!!! Il locale che hai in mente mi piace e, visto come vanno le cose in città, credo avrebbe anche successo.
    Però, lo so, quella dell'apertura di un ristorante, un bar, un format nuovo e contaminato, è ancora un incubo con cui chiunque deve confrontarsi! Perché, se è vero che negli ultimi anni è entrata in gioco un'elasticità interessante ma anche ingiusta e viziata per il lavoro (contratti in mille modi e a due lire, stage infiniti per faryi fare due fotocopie e spesso sfruttarti), quell'elasticità che ci piaceva tanto quando andavamo a Londra negli anni Ottanta e potevamo trovare un lavoro per pochi mesi e in pochi giorni di ricerca, è anche vero che le regole per aprire un esercizio sono immutate nel tempo. Sempre scoraggianti, un muro di gomma. Per di più mettiamoci i locatori che continuano a vivere in un SOGNO che è solo loro, facendo i preziosi con gli affitti quando, se ti giri intorno a Bologna, scopri una città afflitta dai cartelli e dalle insegne: affittasi, vendesi. UN sacco di posti sfitti. Negozi e ristoranti che aprono e chiudono. E loro che continuano a farsi il viaggio, pensando anche che tanto tutti vogliono aprire in centro.
    Ma: Bologna sta cambiando, il piano regolatore si è rimesso in moto, la periferia è sempre più città e certi quartieri sono molto interessanti perché ci si abita, ci si vive, ci si lavora e ci si passa del tempo. Quindi: perché non dare un'occhiata a quel che sta di là dal ponte e proiettarlo in 2/5/10 anni? Io ti parlo ad esempio del mio quartiere, Bolognina. In totale espansione. Qui ci sono ristoranti o format gastronomici interessanti, che stanno nascendo. C'è il ristorante cretese in via Niccolò dall'Arca dove spesso vado, che è sempre pieno.C'è il pollo incas in via Corticella che è diventato un piccolo caso. Poi c'è il Kristall, frequentatissimo. Idee, design, formati grandi e piccoli.
    (prima parte)

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  5. (seconda parte...tutto il commento non me lo prendeva blogger!)

    Allora mi viene in mente che: un decennio fa circa, e scusatemi, ma siamo ancora a Londra, molti artisti british decisero di ribellarsi agli affitti per i loro atelier in centro e si trasferirono in massa a Shoreditch, operaia e fuori da mete turistiche (so bene che apriva allira la nuova Tate). Il quartiere divenne il più glamour. E adesso forse è già stato superato da un'altra zona più periferica e ancor più arty.
    Insomma...essere più lungimiranti e pensare più allargato? Non c'è tutto questo bisogno del centro città...
    poi per la questione "indotto dagli ospedali" può essere una certezza, ma anche un limite che spesso porta a: vendo tanto, a poco prezzo, scadente...tanto? UN po' come Bologna ha fatto con la fiera. Tanti ristoranti vivono sulla certezza e non si smuovono più.
    Ok, ho parlato uno sproposito, ma l'argomento è tres charmant!!!
    Quindi, che bello sentire di qualcuno con un sogno così...avanti tutta! guardati attorno, fai proiezioni...ah, camera a sud la conosco, l'ho anche recensita. Spero che le porzioni siano più grandicelle ora, perché in fondo preferisco pagare qualche euro in più e uscire sazia e non disperata! ;-)
    un saluto, Bea

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  6. Grazie per la super risposta! :-)
    Amo viaggiare e ogni volta e in ogni luogo di vacanza visitato è forte l'idea di esportare qualcosa di Italiano o meglio di bolognese. Così come ogni volta che torno a casa la voglia di aprire un posto con il concentrato di emozioni vissute in giro è fortissimo. Purtroppo come dicevo nel post di prima, vivo sempre male quest'aria di "difficoltà" che l'italia riesce a regalare a chiunque voglia aprire una attività nuova. Se non si hanno soldi sonanti che permettono magari un pelo di respiro in più, è davvero difficile far quadrare i conti. Ecco perché - a mio grandissimo malincuore - adesso che cerco il mio posto, spesso prima di scegliere un negozio o una zona, cerco subito di capire quale possa essere l'indotto e la clientela che mi possa assicurare l'incasso, invece di basarmi sull'emozione che cerco o che vorrei potesse regalare il locale. Certo, il servizio che si deve offrire e il cibo anche se semplice come una piadina o una torta di mele, deve essere il meglio possibile, anche in quantità ;-).

    [FINE 1° PARTE]

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  7. [2° PARTE]

    A tutto questo si aggiunge l'interrogativo che mi porto dietro da una vita, mi capita spesso di chiedermi come possano avere successo locali lontani dalla logica della posizione "buona" e soprattutto come possano avere successo locali con personale sgodevole e/o con piatti neanche tanto buoni: basta la "moda" a spianare la strada a un localino? Ecco, alla luce di queste personali considerazioni, il sogno che i "nuovi imprenditori" si alleino per contrastare le esigenze assurde dei vari proprietari del centro, cercando nuove zone dove aprire, così come accade nel resto d'Europa e direi nel mondo, mi appaiono haimè difficili. Personalmente sono contento di leggere da te che probabilmente non c'è tutto questo bisogno del centro per aprire un posto che funzioni. Le mie ricerche ultimamente si sono infatti spostate in zone limitrofe.
    ...mi metterò a fermare i passanti chiedendo loro le abitudini riguardo pranzo e cena! :-)

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  8. caro Fabio, quello di fermare i passanti e chiedere le abitudini, è comunque un'idea supercarina, anche se un po' folle. Ma un briciolo di follia ci vuole in questo pazzo mondo! Prosegui la tua ricerca e prenditi del tempo per andare in qualche quartiere. Ti auguro davvero di coronare il tuo sogno...e tienimi informata!

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  9. queoaka Food pret a porter ha aperto il 3° punto vendita in via San Felice 20/c, telefono 051.236293.

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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea

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