Africano e Mappamondo: rimandati a settembre
Mi rendo conto che raramente scrivo di quel che non mi piace. E' che non mi piace fare una recensione di ciò che non mi piace. Chiaro no?
Solitamente mi pare tempo perso scrivere contro. Adoro invece scrivere a favore, promuovere le cose belle che fortunatamente ci circondano. In generale mi esprimo soprattutto al positivo...tipo: "oggi voglio andare a correre sulla spiaggia", piuttosto che "oggi non ne voglio mezza di andare a lavorare". Sono la tipica "il bicchiere mezzo pieno". Per molti un'Alice fuori dal tempo. Per me invece è solo una questione di autoaiuto quotidiano, per vivere bene in questo mondo.
Ok, finita la tiritera sul pensiero positivo, passo a parlare di due posti che avrei voluto recensire positivamente in buona percentuale e che invece hanno comunque bisogno di una tirata di orecchie (che espressione naif) perché le possibilità, per vari motivi, le hanno. Ma pigramente o furbamente evitano di usarle.
Ecco, traduco tutto questo e mi riallaccio all'incipit: se vado in un posto che mi ha delusa cerco di capire il perché. E si mi sta un po' a cuore ne scrivo. Credo di fare un bel servizio. C'è chi si fa pagare per dare un giudizio. Effettivamente, cara Bea (mi dico) queste si chiamano consulenze.
All'Africano ci sono stata la sera di San Valentino. Prenotato un'ora prima di andarci (verso le 19), ho miracolosamente trovato posto. Perché, ho poi visto coi miei occhi, tutti i tavoli erano riservati. L'ultima volta c'ero stata 25 anni fa, non scherzo. Quando la Bolognina per me era ancora una selva oscura di cui non avevo una visione d'insieme e i piatti che rodinavano erano ancora a base di carne. Infatti mi ricordo ancora che mangiai lo zighnì (lo spezzatino di manzo piccante) proprio con le mani, aiutandomi con l'injera, il pane spugnoso su cui viene servita la specialità. La cosa naturalmente mi aveva divertita. La scorsa settimana decidiamo, con l'Adorabile, di tornarci. Da un po' di tempo avevo voglia di farci un salto per testare le ricette africane. Poi la cosa carina è che da casa mia ci si va a piedi. E infatti la serata è stata una bella occasione per farci un giro bologninense, sconfinando da Fioravanti a Corticella e inoltrandoci poi in quel dedalo di stradine tra una via e l'altra che a nessuno verrebbe spontaneo di scegliere come meta per un tour a piedi. A meno che non abiti da queste parti. Ma insomma il nostro arrivo all'Adal è stato inizialmente intrigante. Il posto è ancora così da sempre e anche il signore che lo gestisce, direi. Confesso che mi aspettavo anche dei piatti a base di pesce, ma credo che quella sera in particolare la gestione avesse scelto di fare le cose tirate via vista la quantità di prenotazioni. Quindi niente pesce, alcuni piatti carini ma niente di speciale, a parte lo zighinì. Forse sono io che ho delle aspettative di un certo tipo ma come piatto vegetariano, venire serviti con un riso e delle verdure a 13 euro, mi sembra un po' poco. Quando parlo poi del "tirato via" mi riferisco anche alla preparazione dei piatti: quello che ho mangiato l'ho digerito 24 ore dopo perché era molto unto e pesante. Mi sono piaciuti gli involtini di pasta phillo Sambussa dalla Somalia, che possono essere di carne o verdure (nella versione veg carote e zenzero molto buoni) ma il mio riso aromatizzato leggermente alla crema di cocco vegetariano non mi ha proprio soddisfatta. L'Adorabile ha optato per lo zighnì servito sul pane spugnoso, ed era più soddisfatto al momento, ma con il passare delle ore con bruciori di stomaco anche lui. E la tisana Kemem a base di cardamomo e cannella non ci ha molto aiutati a digerire. Un po' ci ha aiutati la passeggiata nei meandri del quartiere che ci ha portati alla Rumeria Cubana di via Nicolò dall'Arca. Un posto molto carino che però tiene solo due tipi di rum, Havana Club e Pampero. Come dire, un bar qualsiasi. Forse il peggiore della Bolognina, il che non non è sinonimo di qualità. Il giudizio va preso proprio alla lettera, senza sfumature. Peccato, perché se solo tenesse cose di qualità questo posto spaccherebbe, come si suol dire. Sarebbe un cult in città, per l'atmosfera, la posizione.
Solitamente mi pare tempo perso scrivere contro. Adoro invece scrivere a favore, promuovere le cose belle che fortunatamente ci circondano. In generale mi esprimo soprattutto al positivo...tipo: "oggi voglio andare a correre sulla spiaggia", piuttosto che "oggi non ne voglio mezza di andare a lavorare". Sono la tipica "il bicchiere mezzo pieno". Per molti un'Alice fuori dal tempo. Per me invece è solo una questione di autoaiuto quotidiano, per vivere bene in questo mondo.
Ok, finita la tiritera sul pensiero positivo, passo a parlare di due posti che avrei voluto recensire positivamente in buona percentuale e che invece hanno comunque bisogno di una tirata di orecchie (che espressione naif) perché le possibilità, per vari motivi, le hanno. Ma pigramente o furbamente evitano di usarle.
Ecco, traduco tutto questo e mi riallaccio all'incipit: se vado in un posto che mi ha delusa cerco di capire il perché. E si mi sta un po' a cuore ne scrivo. Credo di fare un bel servizio. C'è chi si fa pagare per dare un giudizio. Effettivamente, cara Bea (mi dico) queste si chiamano consulenze.
mangiare lo zighnì (che esiste anche di pesce ma bisogna ordinarlo e costa un po' di più di 13,50 euro)con le mani sul pane injera, gli involtini veg, le tisane kemem, riso e verdure: in due 47 euro |
All'Africano ci sono stata la sera di San Valentino. Prenotato un'ora prima di andarci (verso le 19), ho miracolosamente trovato posto. Perché, ho poi visto coi miei occhi, tutti i tavoli erano riservati. L'ultima volta c'ero stata 25 anni fa, non scherzo. Quando la Bolognina per me era ancora una selva oscura di cui non avevo una visione d'insieme e i piatti che rodinavano erano ancora a base di carne. Infatti mi ricordo ancora che mangiai lo zighnì (lo spezzatino di manzo piccante) proprio con le mani, aiutandomi con l'injera, il pane spugnoso su cui viene servita la specialità. La cosa naturalmente mi aveva divertita. La scorsa settimana decidiamo, con l'Adorabile, di tornarci. Da un po' di tempo avevo voglia di farci un salto per testare le ricette africane. Poi la cosa carina è che da casa mia ci si va a piedi. E infatti la serata è stata una bella occasione per farci un giro bologninense, sconfinando da Fioravanti a Corticella e inoltrandoci poi in quel dedalo di stradine tra una via e l'altra che a nessuno verrebbe spontaneo di scegliere come meta per un tour a piedi. A meno che non abiti da queste parti. Ma insomma il nostro arrivo all'Adal è stato inizialmente intrigante. Il posto è ancora così da sempre e anche il signore che lo gestisce, direi. Confesso che mi aspettavo anche dei piatti a base di pesce, ma credo che quella sera in particolare la gestione avesse scelto di fare le cose tirate via vista la quantità di prenotazioni. Quindi niente pesce, alcuni piatti carini ma niente di speciale, a parte lo zighinì. Forse sono io che ho delle aspettative di un certo tipo ma come piatto vegetariano, venire serviti con un riso e delle verdure a 13 euro, mi sembra un po' poco. Quando parlo poi del "tirato via" mi riferisco anche alla preparazione dei piatti: quello che ho mangiato l'ho digerito 24 ore dopo perché era molto unto e pesante. Mi sono piaciuti gli involtini di pasta phillo Sambussa dalla Somalia, che possono essere di carne o verdure (nella versione veg carote e zenzero molto buoni) ma il mio riso aromatizzato leggermente alla crema di cocco vegetariano non mi ha proprio soddisfatta. L'Adorabile ha optato per lo zighnì servito sul pane spugnoso, ed era più soddisfatto al momento, ma con il passare delle ore con bruciori di stomaco anche lui. E la tisana Kemem a base di cardamomo e cannella non ci ha molto aiutati a digerire. Un po' ci ha aiutati la passeggiata nei meandri del quartiere che ci ha portati alla Rumeria Cubana di via Nicolò dall'Arca. Un posto molto carino che però tiene solo due tipi di rum, Havana Club e Pampero. Come dire, un bar qualsiasi. Forse il peggiore della Bolognina, il che non non è sinonimo di qualità. Il giudizio va preso proprio alla lettera, senza sfumature. Peccato, perché se solo tenesse cose di qualità questo posto spaccherebbe, come si suol dire. Sarebbe un cult in città, per l'atmosfera, la posizione.
al Mappamondo di piazza San Martino, che è l'ex ristorante greco, il menu è molto essenziale e i prezzi contenuti: ma magari fare pagare due euro in più a piatto e proporre qualcosa di buono? In alto a sinistra la patata al cartoccio cotta male per l'aperitivo greco, le verdure alla griglia crude per il secondo, la mia insalata Taormina con calamari e carciofi che erano talmente morbidi dafarmi pensare a un nuovo prodotto di 4 salti in padella: mi spiego, come si fa a non riuscire a cuocere una patata e delle zucchine o melanzane e cuocere alla perfezione calamari e carciofi? In finale pita con verdure
Il giorno dopo, il 15 febbraio, il programma per la serata con le amiche era molto carino. Appuntamento verso le 7 nel ghetto ebraico per l'inaugurazione di un paio di piccole mostre al Martino Design e al Vecchio Metodico. Poi mangiamo qualcosa insieme e infine concerto dei Darkstar alle Scuderie. Tutto molto eccitante. Tanto che, quando passando in piazza San Martino ho sbirciato dentro all'ex greco e ho visto la grande sala, i tavolini bianchi da taverna, il bel bar che domina lo spazio, ho subito pensato che sarebbe stato l'ideale tassello ancora mancante al programma, da proporre alle amiche. L'alternativa poteva essere Camera a Sud, ma solitamente il venerdì sera è pienissimo. Così siamo finite a mangiare al Mappamondo... cucine dal mondo... per uscire davvero deluse. Verdure crude, piatti buttati lì, pane di gomma di quello che rimbalza (ma almeno, se è vecchio, fanne dei crostini!), il mio piatto di carciofi e calamari incredibilmente cotto alla perfezione tanto da farmi sospettare che fosse qualche prodotto già pronto. E poi il servizio: se il ristorante è vuoto perché chiederci insistentemente di ridare indietro tutti i menu? Io questa cosa di volere i menu indietro in generale non la sopporto (potrò farmi venire qualche voglia se ce l'ho con me? Non gioca anche a tuo favore?), figuriamoci se poi il locale ha solo una decina di avventori, di cui il 60% noi.
Il fatto è che ci sono tante possibilità in questo Mappamondo. Anche quella di proporre ad esempio un bell'aperitivo, che in città è sempre un momento critico. La forma taverna sarebbe perfetta. L'idea di piatti da tutto il mondo è molto intrigante però va curata, con offerte più interessanti e l'attenzione, non dico per l'alta cucina, ma almeno una cucina giusta. Chiunque di noi ragazze, lo dico senza presunzione, avrebbe potuto far meglio ai fornelli quella sera. Confesso che ringrazio il mio aperitivo greco per la presenza dell'ouzo che mi ha fatto un po' da sturalavandini. Abbiamo proprio avuto la sensazione di aver mangiato tanto male (spendendo per un aperitivo mini e un secondo maldestro sui 15 euro). E così dopo ci siamo rifugiate al Camera a Sud a rifocillarci di biscotti alle mandorle ripieni di amarene. Che in effetti avevamo ancora una certa fame!
Ristorante Africano Adal, via Vasari 7, 051374991
Ristorante Mappamondo piazza San Martino 4/a, 051230185
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Io ero stata da Adal una volta un bel po' di tempo fa, diciamo 5/6 anni fa e invece mi ero trovata bene. Forse perche' quella sera c'era poca gente ci avevo invece trattato benissimo. Mi ricordo ancora che avevo preso un antipasto di verdure fresche e poiun Maadi vegetariano e mi era piaciuto molto. Al mappamondo invece non sono mai stata, e dopo latua recensione credo che aspettero' un po' per provarlo.
RispondiEliminaanch'io di Adal, come ho scritto, avevo un ricordo molto carino e soddisfacente. Ho dimenticato di scrivere, in verità, che la cosa che più mi è piaciuta è stato il pane africano che portano all'inizio a metà strada tra un panettone e tramezzone...ma insomma, ritornarci solo per quello....
EliminaDel Mappamondo abbiamo sentito parlare maluccio anche noi, non si sta facendo un'ottima pubblicità, quando esci delusa da un posto difficilmente ci ritorni, specie se le offerte in giro sono tante.
RispondiEliminaSabrina&Luca
a questo punto ci ritorno quando qualcuno me ne parlerà bene| un bacio cari!!
Eliminaper una volta non provo la consueta invidia verso la vostra movida boilognese. anche se la tua descrizione della bolognina è sempre splendida.
RispondiEliminascusa se mi faccio vedere/leggere di rado, bea, è un periodaccio! ma sei sempre uno dei miei blog preferiti!
grazie Gaia...certo che anche io mi son fatta un po' di nebbia...spero sia un periodaccio per intensità...sei rara ma intensa:)
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