Sfrappole o chips? Il fantastico tiramento di gusto di Franco Rossi
le chips piccanti e dolci di Franco Rossi, peperoncino e zucchero a velo a Patata in BO |
Lunedì sera scorso, grande invito a Palazzo (Re Enzo) per il Club des Pirottines. Una ventina di pirottine, tra cui la sottoscritta, sono entrate a Patata in Bo dalla porta principale per partecipare al gran galà della patata, assaggiare le tante ricette preparate dai cuochi bolognesi, fare gossip tra mozzarelle e burratine affumicate e farsi immortalare con una forma di parmigiano 24 mesi (e il suo padrone) alla solita maniera anarchica e per nulla sensata che le contraddistingue.
Ma insomma, vi starete chiedendo tutti, la patata tira ancora? Eccome se tira... ma più che altro, da quello che ho notato e ho vissuto sulla mia pelle ieri sera, aggirandomi tra i vari banchetti nel salone che pareva un film di Jacques Tati, per gli chef felsinei, eventi come questo sono occasioni per uscire un po' da regole e regolamenti, per giocare e dar sfogo a quella creatività che spesso, per appartenenza a una chiesa gastronomica codificata e irreversibile (forse), non possono tirare fuori. E allora ecco i giochi, ecco l'avventura, ecco i tiramenti di gusto che sorprendono e catturano. E che divertono, soprattutto se in arrivo da nomi consolidati della nostra tradizione. Come Franco Rossi, tra via Goito e via delle Donzelle.. Ed ecco la patata che sorprende: un fantastico fake, una sfrappola non sfrappola o chip non chip. Dolce e piccante. Mitica.
L'ho trovata un po' per caso, come molte di noi, sul tavolo di Franco Rossi, appunto. Non annunciata, una sorpresa. Perché la ricetta ufficiale presentata per la festa era quella dello "Sformato di patate di Bologna DOP con tocchetti di mortadella tiepida e aceto balsamico con salsa di scalogno di Romagna", insomma un piatto molto più tradizionale. Giusto così. E poi questa sfrappolapatatosa che non smettevo più di mangiare. E mentre sgranocchiavo - non riuscendo comunque a muovermi a causa di un pubblico fittissimo che nemmeno uno spillo...- pensavo che a Bologna un po' le acque si stanno muovendo e sta arrivando una bella ventata di ironia. E dopo essermi dovuta occupare per una settimana, sulle pagine del Carlino, della faccenda tortellino crudo/cotto, avendo ascoltato tanti pareri, molti dei quali interessanti e divertenti -a cominciare dal guanto della sfida lanciato dal gran prevosto dell'Accademia di Cucina Italiana, Marino Ragazzini, che così, con una frase netta e ribelle ha sconvolto un'intera città, volendo cambiare la ricetta del tortellino "vero" - mi sento un po' più a casa. O meglio: in quella casa ideale che è proprio una città come Bologna, con le sue tradizioni e le sue ossessioni, i suoi fantastici cliché e le abitudini mai mollate, il suo centro accentratpre, le sue distanze piccine e sicure, che con questa scossa di ironia, appunto, e leggerezza, è davvero una geografia culturale perfetta. Che non ha bisogno di troppe difese, perché tutti, anche i più alternativi di noi, la amano parecchio.
Ma a proposito, cari lettori, voi che ripieno avete scelto...crudo o cotto? Non siate timidi.
> ... e farsi immortalare con una forma di parmigiano 24 mesi (e il suo padrone) alla solita maniera anarchica e per nulla sensata
RispondiElimina> che le contraddistingue...
rido al solo pensiero della foto...un po' come col fermo immagine del "nostro" ispettore Clouseau :)
hi hi hi...proprio lo stesso umore pirottinesco... a proposito, tra poco posto un articolo che parla delle pirottine sul Carlino nazionale! (QN)
Eliminauhllàllà! appena è in line posta il link sulla pagina del gruppo, am'racmand! :)
RispondiEliminaDev'essere stata una bella esperienza, d'altra parte la cucina bolognese merita di essere protetta, ma anche un po' presa in giro! Baci
RispondiEliminala penso assolutamente come te Andrea! un po' come tutte le cose nella vita, o almeno molte...l'ironia è l'ingrediente segreto :)
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