Casa Minghetti: mixologia e nuove architetture


pollo al curry per Bea

Non sono una grande esperta di cocktail. Ma mi hanno detto, i miei amici beoni bolognesi, che finora non mi sono persa niente. Lo so anch'io che c'è il Nu Lounge dove i drink son fatti ad arte, però con quel bar non ho particolare empatia perché c'è troppa fighetteria zovane e poi i più informati dicono che - proprio perché l'età del pubblico si è abbassata- i cocktail si sono commercializzati. Quindi sono assolutamente nel posto giusto al momento giusto per fare il mio ingresso nell'universo mixologico (parolona questa) seduta al bancone, sul divano laterale verde bottiglia, del Casa Minghetti, che da poco si è affacciato sull'omonima piazza bolognese. Con quell'eleganza borghese di chi viaggia nei posti giusti e caldi in inverno, tra giugno e luglio non si perde un weekend a Milano Marittima e poi ad agosto fa un viaggio on the road in America - sottolineata dalle lanterne in zinco e vetro con le candele accese la sera ai lati dell'ingresso e le piante aromatiche che spuntano dalle grate delle grandi e antiche finestre- io faccio il mio ingresso come un animale esotico. Ma non m'interessa, perché qui al Casa Minghetti ci si viene per i cocktail, appunto, non per l'aperitivo. Che è tutta un'altra storia, vero? Lo sa anche Mirit, l'amica globe-trotter di Tel Aviv che di drink se ne intende. Non lo sa ancora Bea, con cui ho fatto invece pranzo a Casa Minghetti qualche settimana fa. Ma il rendez-vous mixologico è in arrivo.



il mixologist (si dice così adesso)del Casa Minghetti
L'abbiamo osservato da fuori, poi abbiamo spiato dalle finestre e infine un giorno decidiamo di salire i gradini. Ed ecco che ci troviamo davanti a un posto che non ci aspettavamo. Il locale si sviluppa a destra e a sinistra. Nell'ala sinistra c'è la sala da pranzo, per così dire (siamo in una casa, no?) con i tavolini sormontati da una struttura in metallo piuttosto originale (dove si possono appoggiare i condimenti, il pane, varie ed eventuali), le sedute strette strette e le pareti occupate da fotografie che catturano l'occhio. A destra, invece, il grande protagonista, quel bar che la sera diventa come la console di una navicella spaziale con le bottiglie di liquori e spiriti vari che s'illuminano e riflettono i colori accesi. E il divano verde che lo costeggia da un lato (sotto alla finestra) che è decisamente "the place to be" per ammirare la giocoleria del barman.
La prima vera volta è stata quindi per un caffè pomeridiano,  per scrutare questo posticino intrigante. Poi con Bea siamo andate a pranzo, per sondare il terreno più sulla sostanza. Ed è venuto fuori che il menu è molto breve e offre 4/5 proposte, a mio avviso non indimenticabili, e 4 insalate, ma del resto nella piccola cucina non si prepara, bensì si assembla e si predispone per il servizio. Quindi: pollo al curry e riso basmati, cous cous alle verdure, bocconcini di tacchino, taglieri di salumi o formaggi. Io ho preso l'insalata Nizzarda. Non ricordo quanto abbiamo speso, ma ricordo che era nella media…tipo 11 euro a testa con un piatto e l'acqua+coperto.
Ma la volta decisiva è stata la terza, appositamente per assaggiare i cocktail. Ed è stata una serata esilarante. MI sono divertita parecchio - anche grazie alla compagnia- a guardare il barman preparare i cocktail. Tutta una sfilata di bicchieri: tumbler, flute, balloon, goblet, coppe. E poi liquori, misture, spezie. Perché qui mi pare si possa davvero usare il termine di "mixologist" molto di moda, visto che l'arte principale del nostro alchimista alcolico è quella di ripensare i classiconi con qualche variante deliziosa. Quindi, provate a ordinare un daiquiri, un martini, una tequila o un french 75. Fate il vostro gioco.
cocktail e bicchieri
e il divano verde sotto alla finestra: qui lo spettacolo è assicurato



Casa Minghetti
piazza Minghetti 1/a
335 419 196

lunedì sabato 9/23

domenica 17-23


Commenti

  1. .....è come andare in un ristorante stellato a bere "solo" cocktails. Si può provare il Martinez, che è come si faceva il cocktail Martini prima dell'invenzione del Martini Dry, ma state certi che il barman vi stupirà con qualche aromatizzazione strana. Io ci sono andato già tre volte e ormai mi limito a dire di darmi qualcosa di diverso dalla volta prima, per sperimentare. Si può fare come "Ugò" in Ratatouille......."Stupiscimi!"

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  2. E' da un po' che non vado in centro. Mi sa che mi sono presa un po' di nuove aperture. Anche io non sono mai stata volutamente al Nu Luonge, non mi ha mai ispirato, troppo fighetto.

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    1. secondo me le cose stanno un po' cambiando in centro e anche il fighetto si sta diluendo (nell'alcol buono) o sono io che - anche- sto cambiando! (bene o argh?)

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  3. In realtà il Nu Lounge non si è commercializzato, basta semplicemente andarci infrasettimana quando è fattibile arrivare lì e rispondere "fai tu" a chiunque da dietro il bancone ti chieda cosa bevi... Casa Minghetti cmq mi è stato consigliato come posto dove bere bene proprio da un conoscente al Nu Lounge, quindi dovrò provare al più presto!

    (by the way, piacere, Danila, lettrice finora silenziosa ;))

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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea

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