Tutto quello che verrà e che c'è già: Osteria da Mario in San Felice

da Mario è rimasto tutto quel che c'era. Sul "com'era "si è invece lavorato un po', sulla luce ad esempio, il segno distintivo della versione contemporanea di questa osteria dove le pareti portano ancora il segno delle schiene degli avventori

Come si scoprono i nuovi luoghi del cibo di Bologna? Ne nascono talmente tanti che non bastano certo i giri in bicicletta per fare aggiornamento. Da un po' di anni, da quando in città apparve questo interessante ristorante che introdusse un nuovo concetto di rito gastronomico, la "trattoria di quartiere", con il tavolo comune e la possibilità di mangiare a qualsiasi orario, e poi più avanti quando spuntò quest'altro in via Caprarie, proponendo un format che a tutti noi fanatici delle novità gastronomiche portava subito alla mente Londra o New York, la rivoluzione attorno al cibo e alla progettualità ad esso legato, non ha più avuto pace. Basta aprire i giornali quotidianamente, per venire a conoscenza dei grossi cambiamenti in arrivo. Il Mercato delle Erbe è il primo della lista, con Altro? che aprirà presto assieme ad alcuni localini nuovi anche dalla parte del Banco 32. Ci sono progetti sulla Piazzola che dovrebbe diventare un parterre di street-food. E poi l'Autostazione delle Corriere di Bologna che presto avrà un bando per cercare qualcuno che gestisca la parte commerciale all'insegna di "Food, arte e viaggi". In questa nuova ed esaltante geografia del cibo che ci fa muovere in una Bologna simile a un parco giochi di sapori e profumi ancor prima che ci sia un Fico, si nota anche la rinascita di luoghi della memoria. Come l'Osteria da Mario in via San Felice, che dopo 8 anni di serranda abbassata, è rinata un mese fa grazie a Michele Mazzacurati, 27 anni.



la porta vetrata di Mario è splendidamente di altri tempi, come tutto, del resto
Un giorno di otto anni fa, si racconta, Mario chiuse l'osteria dove aveva "vissuto" dal 1940 come se fosse una normale fine di giornata. Ma dalla mattina seguente, la serranda non si alzò più. Tanti anni sono passati, finché Michele, che ora ci lavora con i genitori, non ha deciso di diventarne proprietario. Lui, con una certa esperienza nel mondo della ristorazione già accumulata, ha mantenuto il senso dell'Osteria. Si beve, soprattutto, ma si può anche mangiare qualcosa. Ma, come luogo devoto soprattutto al vino, una novità, a mio parere, è anche la gentilezza. Spesso, in luoghi di questo tipo, va di moda da sempre la simpatia forgiata su un certo tipo di valori e cliché. Soprattutto nel passato, entrando nelle osterie mitiche, avevo l'impressione di trovarmi in quei negozi di dischi dove il commesso maschio ti guarda dall'alto al basso, anzi forse nemmeno ti degna, perché hai chiesto il disco sbagliato. Riflessioni a parte, fatte da una donzella dal cuore tenero, mi piace l'atmosfera che c'è da Mario e che mi ha fatto scoprire Linda la sera del suo compleanno, quando ha invitato tutti i suoi amici da Mario "prima o poi". La prima cosa che mi colpì, entrando, fu un signore che avrebbe potuto essere mio padre, che è stato supergalante e molto simpatico - vecchi, giovani, qui tutti stanno bene insieme- e poi il tavolone lungo e pieno di prelibatezze, per lo più "vegetariane", il che per una tipica osteria è un segno del diavolo.
Così ci sono tornata domenica scorsa all'Osteria da Mario, anche un po' all'ultimo minuto, che la domenica è cosa che non si fa. Ma alle 13,45 hanno preso la mia prenotazione ed è stato bello poter fare un pranzo della domenica dentro porta, arrivare in bici e trovare un posto accogliente dove poter mangiare, ma non essere costretti all'abbuffata. Anzi, io ho potuto gustare una zuppa d'orzo, perché il piatto vegetariano (anzi, in questo caso pure vegano) c'è sempre, assieme a poche cose classiche e molto casalinghe, come le uova al tartufo, il tomino col prosciutto, la lasagna bolognese. Per due primi, un tagliere di formaggi con gelatina di pera e moscato e cotognata, una bottiglia d'acqua e cestino di crescente e sorta di streghe, conto totale 32 euro. La cortesia e le chiacchiere sono gratis.

Osteria da Mario
via San Felice 137 a, Bologna
051 555232
chiuso il lunedì

Commenti

  1. "Da Mario, quello che odia le donne" mi ricordo che era appellato così l'oste burbero di san felice :-)
    Ci sono stata un paio di volte ma Mario non mi ha mai trattata male...anzi, era simpaticamente burbero e ci giocava molto su questa nomea.
    Amarcord a parte, mi piace l'idea che un ziovane abbia riaperto quel posto lasciando tutto così com'era senza farsi stregare dalle nuove tendenze di arredamento dei localini...
    grazie come sempre Bebe e grazie anche a Linda (oltre che "eppi berzdei" :-) )

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    1. mi è stato raccontato questo di Mario: un giorno arrivò un tipo con un cane e chiese se poteva farlo entrare. Mario rispose (lo metto in parafrasi che in dialetto non saprei scrivere) che la bestia poteva entrare dal momento che entravano anche le donne ;-) questa cosa dell'osteria, credo, o ce l'hai o non ce l'hai. Io sono tardiva, e nemmeno del tutto fan, ma meglio tardi che mai. Come direbbe Nick Cave: "I had a thing for many things...but osterie were not exactly my thing" . Da Mario e anche altre, mi piacciono da un po' di tempo.

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  2. dalle osterie fuori porta a quelle dentro porta.. e sta proprio vicino casa. vabbè, andiamoci no?

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  3. Ho vissuto a Bologna per circa 20 anni e l'osteria Da Mario era vicina a casa mia, abitavo in via Sabotino. Ditemi precisamente, l'osteria che conoscevo io era a destra, sotto i portici, dopo l'incrocio via della Grada e via Riva Reno andando verso porta San Felice. Lo chiedo perchè se cerco in Internet, a quell'indirizzo mi indica il Ristorante Il Gusto.
    Da Mario, burbero e scontroso ma dai vini da meditazione e dagli affettati/formaggi/fette di pane buonissimi, ci ho passato serate che non dimenticherò mai. Una sera avevo un cliente svizzero, lo portai la, io e mia moglie lui e sua moglie. Mario arrivò e, sentendoci parlare in tedesco, disse: "a iò capì tott". Ci servì una bottiglia di Krug con degli anni di invecchiamento. Il mio cliente disse che se avevo posti in cui "essen und trinken so erhaben", ero persona di fiducia, e divenne il mio rappresentante svizzero.
    Non so se Mario sia ancora al mondo, e spero di si, ma se avesse passato le due colonne, me lo vedo portare una buona bottiglia a Padreterno e fargli annusare il tappo quando la stappa.

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