Storytelling e ristorazione: qualche idea quando si raccontano storie su un locale
Ogni tanto ho l'occasione di raccontare un po' del mondo giornalistico e blogger.
Lezioni, corsi e contributi sono le bella possibilità (come oggi alle 18 quando parteciperò a "Comunicare fa bene comune", serie di incontri gratuiti, parlando di cibo e storytelling) di riflettere sul cammino fatto dal 2008 con Apranzoconbea e su come l'ho percorso da quella sera in cui la redazione di Repubblica mi mandò al Matis per vivere e raccontare una delle serate più "trendy" della città. Ero ai primi anni di università, non avevo mai messo piede in un locale "commerciale" - essendo musicalmente monogama, frequentatrice di concerti e club rockettari- e la cosa mi infastidiva parecchio, era una questione d'identità, lo so. Poi, invece, la magia: quella sera, ne sono certa, mi ha cambiato la vita. Scoprii la musica dance, rimasi folgorata dalla rarefazione sonora di 808 State e presi un sacco di appunti perché mi colpiva tutto. Ogni visione era strana e intrigante, sensazione benedetta che provano tutti gli iniziati immergendosi in un nuovo rito. E al Matis "non passava nemmeno uno spillo"... scrivevo il giorno dopo. Quando ricevetti una telefonata dai proprietari di tre famosissime discoteche della Riviera che mi proponevano di curare alcuni redazionali (articoli promozionali a pagamento sui giornali) perché avevano letto il pezzo sul Matis e volevano "qualcosa di simile". Ripensandoci oggi capisco che avevano apprezzato la narrazione "vera" piuttosto psichedelica e iperbolica, che aggiungeva sapore alla notte, trasformandola in esperienza.
Narrazione o storytelling- Ecco quindi che oggi partirò da lì parlando della mia avventura digitale e anche gastronomica, certo. Riflettendo su come dare colore a un prodotto e arricchendolo di emozioni per trasformarlo in esperienza. Il racconto di una cosa è il suo passo più importante nel viaggio verso l'emersione nel mondo dopo la sua concezione e successiva apparizione. Nel mio caso potrei parlare di locali, ristoranti o bar, paninoteche o tea room, perché è il mio campo d'interesse specifico che coltivo da anni e che nel 2008 ho deciso di riunire in un blog per proporre una mia lettura personale e al contempo una narrazione soggettiva che mi pare sia piaciuta. Ma in generale, quando una narrazione cattura, è perché hai toccato certe corde. Sei riuscito a pizzicare quella parte dell'animo di un lettore che ha a che fare parecchio con l'identità, con la proiezione esistenziale e con il sogno.
Lezioni, corsi e contributi sono le bella possibilità (come oggi alle 18 quando parteciperò a "Comunicare fa bene comune", serie di incontri gratuiti, parlando di cibo e storytelling) di riflettere sul cammino fatto dal 2008 con Apranzoconbea e su come l'ho percorso da quella sera in cui la redazione di Repubblica mi mandò al Matis per vivere e raccontare una delle serate più "trendy" della città. Ero ai primi anni di università, non avevo mai messo piede in un locale "commerciale" - essendo musicalmente monogama, frequentatrice di concerti e club rockettari- e la cosa mi infastidiva parecchio, era una questione d'identità, lo so. Poi, invece, la magia: quella sera, ne sono certa, mi ha cambiato la vita. Scoprii la musica dance, rimasi folgorata dalla rarefazione sonora di 808 State e presi un sacco di appunti perché mi colpiva tutto. Ogni visione era strana e intrigante, sensazione benedetta che provano tutti gli iniziati immergendosi in un nuovo rito. E al Matis "non passava nemmeno uno spillo"... scrivevo il giorno dopo. Quando ricevetti una telefonata dai proprietari di tre famosissime discoteche della Riviera che mi proponevano di curare alcuni redazionali (articoli promozionali a pagamento sui giornali) perché avevano letto il pezzo sul Matis e volevano "qualcosa di simile". Ripensandoci oggi capisco che avevano apprezzato la narrazione "vera" piuttosto psichedelica e iperbolica, che aggiungeva sapore alla notte, trasformandola in esperienza.
il muro vivo è eredità, la bobina in legno per i cavi elettrici diventa un tavolo e i fiori sono un must dell'apparecchiatura. In un'immagine l'intero significato di un caffè della Romagna |
Narrazione o storytelling- Ecco quindi che oggi partirò da lì parlando della mia avventura digitale e anche gastronomica, certo. Riflettendo su come dare colore a un prodotto e arricchendolo di emozioni per trasformarlo in esperienza. Il racconto di una cosa è il suo passo più importante nel viaggio verso l'emersione nel mondo dopo la sua concezione e successiva apparizione. Nel mio caso potrei parlare di locali, ristoranti o bar, paninoteche o tea room, perché è il mio campo d'interesse specifico che coltivo da anni e che nel 2008 ho deciso di riunire in un blog per proporre una mia lettura personale e al contempo una narrazione soggettiva che mi pare sia piaciuta. Ma in generale, quando una narrazione cattura, è perché hai toccato certe corde. Sei riuscito a pizzicare quella parte dell'animo di un lettore che ha a che fare parecchio con l'identità, con la proiezione esistenziale e con il sogno.
Comunicare fa Bene Comune
accesso gratuito
Info e iscrizioni: 333.2206226,
http://www.dry-art.com, dry-art@dry-art.com
accesso gratuito
Info e iscrizioni: 333.2206226,
http://www.dry-art.com, dry-art@dry-art.com
pagherei per leggere quel pezzo di Repubblica :-)
RispondiEliminagrazie Ivana per la curiosità e il supporto sempre. :D
RispondiElimina