Profumo di legno e balsamiche ricette: c'è Wood in via San Vitale
Wood, via San Vitale |
E se stavamo pensando che in questo autunno ci avrebbe attaccato la noia, come il mal bianco fa con le ortensie, ecco, ci sbagliavamo. Sto parlando di robe di cibo, naturalmente. Di quelle notizie che io e voi condividiamo, rallegrandoci perché ci piace andare a mangiare ma ancor di più a curiosare, per capire come han fatto i tavoli, le sedie, quali piatti hanno scelto e anche le posate. Sarà senza tovaglia o con le tovagliette di carta? Avranno appeso delle piante? Ci saranno le palletmensoline o forse han preferito le cassettine? Avranno comprato tutto al mercatino o sarà intervenuto l'architetto? E il menu? Chissà quanti piatti ci sono e se si mangia qualcosa di vegetariano....
Perché ci piace, prima di tutto, fare supposizioni, immaginare, conversare attorno. E quasi quasi quando poi entriamo in un nuovo locale, il gioco si smorza. C'è però, ormai, un momento che secondo me appartiene a tutti noi fissati: ed è quell'attimo sospeso in cui entriamo in un locale e ci guardiamo attorno come se fossimo in un museo. I gestori non capiscono subito, credono che abbiamo sbagliato posto, nemmeno buongiorno/buonasera, sguardo perduto nell'infinito. Però ormai secondo me hanno inteso che ci stiamo ambientando e che stiamo con la mente comparando quel che vediamo con quel che avevamo immaginato. Ecco, di Wood io non avevo immaginato nulla. Perché è stata Bea che mi ci ha portata, facendomi una sorpresa. Mi ha mandato solo l'indirizzo e io giuro che in via San Vitale non ci sono passata. Così abbiamo dato inizio all'ottavo anno di pranzi insieme.
polpo scottato con crema di cipolle caramellata |
Quel che è successo quando sono entrata da Wood l'ho già scritto sopra. Incanto, smarrimento mentale, occhi ovunque e forse anche sorriso ebete stampato in faccia. Il senso aggiunto, l'odorato: il profumo di legno qui inebria, del resto il locale si chiama Wood e l'esperienza immersiva è finemente ricercata. Passeggia sui tavoli di abete, coperti solo da un tovagliolo con il logo stampato, e si arrampica sulla struttura generale che è scandita ostinatamente da legno: sopra la porta del bagno tutto si ritrova e si trasforma in albero stilizzato, molto poetico. Se dovessi fotografare il Wood, la stampa sarebbe una cartolina tra Canada e Giappone, perché l'ambiente è anche molto "zen" e le lampade arancio e marrone appese fieramente, donano questo colpo d'occhio, arricchito infine da una parete all'ingresso che è come un giardino ma in verticale e tutte le piante sono vere: qui ci sono i divieti in pelle e l'appeal è quello di un barbiere di Portland, che trasforma - nella mia fantasia- forchetta e coltello del logo in forbici e rasoio d'altri tempi. Sto per arrivare al cibo, naturalmente, ma prima voglio ancora dirvi qualcosa extrafood su Wood: da Donato Caporaso, l'ideatore e oste, al resto della crew, cuoco compreso, l'età è sotto i trent'anni e la professionalità che ho aspirato a volte non l'hanno nemmeno i vetustoni. E' vero che molti ristoranti aprono sull'onda emotiva di questa contemporaneità a volte facilona che ti fa sentire capace di tutto azzerando ostacoli un tempo di rigore, ma spero proprio che qui l'entusiasmo del debutto scenda a patti con la fatica della perseveranza, perché mi è sembrato un posto possibile questo Wood. Con il suo menu breve ma intenso e soprattutto con piatti che introducono una bella leggerezza alle vostre possibilità gastronomiche all'ombra delle due Torri.
l'albero poetico sulla porta del bagno |
Quando siamo uscite, Bea continuava a dirmi che secondo lei era tutto leggerissimo. "Non saranno piatti troppo light per il palato bolognese?" mi chiedeva. Forse sì, ma ben vengano proposte del genere. Un tortellone fatto in casa con mortadella, prosciutto cotto ed erbette (finalmente un posto dove il tortellone è il piatto che non prenderò) che non ti appesantisce, una lasagna che non fa residenza sullo stomaco, forse perché è "nera e fredda, con cavolfiore e gamberi", come recita la carta. C'è il tacchino, ma è con alga nori e crema di peperoni e c'è il branzino che ho preso io - con maionese al nero di seppia e clorofilla al prezzemolo- con la pelle croccante e magrissima che ho mangiato con gusto. E' tutto molto profumato anche il cibo qui al Wood, con germoglini e invaghimenti superfood che sanno un po' di moda, anzi tendenza, ma che mi piacciono, perché alla fine è il mio stomaco che parla e a lui di dissertazioni gastroculturali non gliene frega molto.
da Wood la sera si mangiano le tapas, di pesce di verdure e di carne |
e poi ci sono cocktail, che ancora devo provare |
Belle le lampade e l'alberello stilizzato...
RispondiEliminaMa quante belle scoiattolate, cara Bebe...si vede che è arrivato l'autunno :-D
ecco cara Iva, con questo tuo commento mi fai venire in mente che ci sarebbero state bene un po' di ghiande qua e là :D
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