Il cibo e (è) la dignità delle donne di Nablus


Fatima Khaddoumi e Falak Nasser al lavoro sulla ricetta dei malfuf, involtini di verza ripieni di riso di medio o piccolo grano, carne d'agnello e spezie baharat tipo noce moscata, pepe, cannella (per me che non mangio la carne solo riso e spezie)


Buongiorno a tutti! Questa settimana si apre portandosi dietro alcune belle esperienze fatte sabato. In particolare quella del corso di cucina con le donne palestinesi di Bait al Karama, il primo centro per Donne nel cuore della città vecchia di Nablus (Cisgiordania-Palestina) che intende combinare un'impresa sociale culinaria con un centro nazionale ed internazionale per le arti e la cultura. Sarebbe un progetto meraviglioso anche se fosse italiano, non credete? Ma sapere che di questo centro sociale fanno parte molte donne che hanno subito traumi e perdite di famigliari durante la seconda Intifada, mi fa pensare che la cucina sia davvero un seme universale donato a tutti, senza esclusioni, che va coltivato e alimentato con idee e sentimenti. Come hanno fatto, in questo caso, Beatrice Catanzaro e Cristiana Bottigella, due giovani donne italiane attive nel mondo dell'arte sociale, che hanno intuito le possibilità della cucina, non solo come cultura e atto di convivialità, ma anche mezzo di pace e veicolo di dignità. Con il supporto di un comitato di donne locale è nata quindi la Casa della Dignità (significato di Bait Al Karama) dove è possibile ritrovare la propria identità mentre si trasmettono i propri saperi ad altri. E si trova anche una professione per "ricostruirsi". Così è successo sabato al centro sociale Costa Arena dove Fatima e Falak, accompagnate da Beatrice, sono arrivate invitate da Slow Food (la Casa è un convivio di Slow Food) nell'ambito del Mercato della Terra e Festival Human Rights Nights. Stasera alle 21,05 saranno ospiti di Fabio Fazio a "Che tempo che fa" e poi si dirigeranno al Salone del Gusto. Non perdetevele!


Al corso abbiamo pelato tutto questo aglio e ogni spicchio è stato usato per cuocere gli involtini (non nell'impasto), e per le salsine.
lavorare il riso con la carne d'agnello che diventerà il ripieno del malfuf. se siete vegetariani come me lavorate il riso con le spezie miste che (almeno a Bologna) si trovano alla Bottega ExAequo, alla voce masala per riso o carne
salsina al limone, menta e aglio o salsina a base di yogurt e cetrioli (tipo tatziki) per il malfuf. la cucina palestinese ha naturalmente molte affinità con quella araba, ma grazie alle donne di Nablus riacquista una sua identità. Un tempo questa città era crocevia delle rotte commerciali tra Oriente e Occidente e dimora di alcune delle famiglie più benestanti del paese. E la cucina porta ancora i profumi di viaggi e contaminazioni di altri paesi
babaganush, la salsa a base di melanzane arrostite (la ricetta è in arrivo, poi l'aggiungerò)

varie fasi della preparazione del malfuf, l'involtino di verza ripiena di riso e carne d'agnello di cui dovrebbe arrivarmi presto la ricetta da Beatrice. Abbiamo privato le foglie cotte della verza, da una parte della dura costa bianca che le attraversa e diviso le foglie in due per "rollare" il riso + la carne o solo le spezie (nel mio caso di vegetariana). L'esempio che ci danno Fatima e Falak è quello della rollata delle sigarette fai da te...se capisci quello l'involtino è fatto! Le coste che si tagliano si conservano perché si metteranno sul fondo della pentola su cui si appoggeranno gli involtini che così non si bruceranno
per la verza è molto importante 2- il procedimento di cottura: la verza si mette intera nella pentola d'acqua e quando è adagiata si iniziano a tagliare le foglie dall'alto strato per strato 3- la pentolina con i miei involtini veg...come vedete l'aglio è tutto in superficie 4- ecco i "sigarilli" di verza appena rollati e pronti per la cottura
in alto a sx aperitivo con il dip a base di zattar, miscela di timo, sesamo, sale e olio essiccata e diluita con olio dove fare il "toccino" ovvero il "dip" 2- sotto le melanzane per il babaganush 3- tagliare l'aglio dopo averlo adagiato nell'acqua. questa cucina ha con l'acqua un rapporto particolare che ne esalta la praticità. Usare l'acqua non solo per lavare o cucinare ma anche per organizzare il lavoro, come fosse un piano di lavoro 4- la progettualità di Slow Food 5- aglio che si ammorbidisce in acqua  6-tagliare la menta, Niccolò (uno dei due allievi, come al solito la maggioranza è donna) e Fatima al lavoro

Commenti

  1. Mi piacciono moltissimo queste iniziative dove la cucina diventa mezzo di comunione ed unione di culture e tradizioni diverse! deve essere stata una bella esperienza, Bebe! proverò a seguire Fazio stasera per vederle! bacioni!! Francy

    RispondiElimina

Posta un commento

per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea

Post più popolari