Brunch, shakshuka e minimal design
Adesso non è che ogni settimana bisogna parlare di brunch. Però so che voi, come me, state cercando quello ideale in giro per i locali della città. E so che noi tutti siamo ostinati nella ricerca della felicità. E che pure una bella colazione, meravigliosamente allungata come la nostra schiena al risveglio sul letto, verso un pranzo eccezionale la domenica mattina, ci può svoltare la giornata. Anzi La Giornata. DI tutte, quella più amata e odiata. A seconda della vita che si fa e delle aspettative che si hanno.
La domenica a volte è una gran pesca, "quando, come un coperchio, il cielo pesa greve". Ma state certi che un brunch, con la sua tavola imbandita, i suoi preparativi al confine con il gioco e la condivisione con amici o famigliari (obbligatorio che siano quelli simpatici!), sarà la soluzione finale allo spleen esistenziale che già ci attanaglia dal sabato sera. E vi ritroverete anche un po' registi. Perché sì, proprio ieri, mentre mi godevo la giornata passata tra tavola e divano da Mirit e Manuel, responsabili di un invito generoso e bellissimo, ho capito finalmente un'altra regola fondamentale del brunch di successo: la regia. Come in un film, fotogramma dopo fotogramma si compone la storia, in un colazione/pranzo, portata dopo portata, si costruisce il pasto perfetto. Il tocco in più: una ricetta speciale che rappresenti davvero l'essenza di un emozione gastronomica personale.
vino, shakshuka, tè, insalata di cetrioli e pomodori… |
E così ieri è andato in scena un brunch eccezionale con protagonista il/la Shakshuka, piatto di origini nord-africane, adottato dalle tante comunità di Gerusalemme, preparato da Mirit, amica di Tel Aviv che vive a Bologna da qualche anno e con cui ho già condiviso un'avventura culinaria. Ecco, un piatto così, con tutte le aspettative che si porta dietro, con i suoi colori e il suo esotismo, è davvero il tocco frizzante e definitivo per un incontro iniziato a mezzogiorno e finito verso le sei del pomeriggio, con tutti gli ospiti (c'erano anche Bea et amabile compagno e naturalmente Adorabol) che non se ne volevano proprio andare da quell'accogliente casa nel centro di Bologna. Stare tanto tempo insieme, molto più di quello che può offrire una cena, e non volersi più lasciare, è segno evidente di un totale successo.
la tavola e in angolo sulla sinistra la lampada Jielde |
delicatezze, muesli, vinili(in questa casa c'è il giradischi!! un impianto stereo Marantz anni 70), shakshuka sul tavolino Panton era, prototipo in vetroresina non marcato |
shakshouka nel caratteristico tegame tondo, posate nel bormioli, relax sul divano, tavola e living |
Regia: arrivo con saluti e caffè. Chiacchiere e succo d'arancia. A tavola con il muesli e il miele di dattero. Io rubo un paio di frittelle di formaggio alla mia destra e mi godo il succo d'arancia.
Mirit va ai fornelli e inizia a preparare la shakshouka a base di peperoni, pomodoro, formaggio di capra e uova. Farà una versione con coperchio e una senza: le uova non devono comunque diventare sode. Tutti a curiosare ai fornelli, a domandare. Scattano i racconti di famiglia e le session di foto. La shakshouka è pronta stappiamo una bottiglia di Valdobbiadene Cartizze Superiore cantina Col Vetoraz e scatta il brindisi. La shakshouka arriva in tavola. Iniziamo a fare i piatti. Io mi mangio un'altra frittella di formaggio. Ah, ho davanti la tahina e l'assaggio sul pane coi semini. Mi arriva l'ovetto nei peperoni (questo piatto è un caos e mi diverte un sacco). Faccio immobilizzare la Bea e le scatto la foto d'apertura (una decina a dire il vero). Faccio immobilizzare Mirit e le scatto la foto della seconda apertura. Bene, finalmente si puà mangiare. Il rito è perfetto. A questo punto offro le frittelle, che sennò fa brutto tenerle lì. Prendiamo tutti l'insalata di pomodori, cetrioli e prezzemolo. I sapori si mescolano. La conversazione è comunque alle stelle. In sottofondo musica…cos'era? non ricordo. Uh, ah. mmmmmhhh. Dei gran versetti…almeno nella mia testa. E' tutto stupendo. Finiamo. Beviamo. Poi sul divano per chiacchiere. Caffè. E poi ancora biscottini. Un dolce pazzesco: ovvero una tahina secca e filante che non smetteresti di mangiare con le mani. E' l'ora di stappare il Lambrusco Otello. Io adoro il Lambrusco. Come adoro questa casa così minimale e dal sapore nordico e accogliente. E c'è qualcuno che ancora sta agguantando una frittella di formaggio. Ascoltiamo musica, guardiamo video. E arrivano le sei.
La ricetta
shakshuka peperoni e caprino
ingridienti per 4-6 piatti
2 cucchiai Olio d'oliva
1 cipolla media tagliata grande
6 peperoni tagliati a cubi di 1.5 cm (3 colori)
400gr pomodorini pelati
mezzo cucchiaino di cumino
sale e pepe grossi
6 uova
caprino
A
scaldiamo una padella grande, larga su fuoco medio.
aggiungiamo olio e cipolla fin che si ammorbidisce, aggiungiamo i peperoni e facciamo saltare tutto per circa 5 minuti, fin che inizia ad essere morbido.
aggiungiamo i pomodori e i loro liquidi, e li speziamo con il cumino
arriviamo a bollitura, mettiamo cumino, copriamo e cuciniamo per 10 minuti. sale e pepe QB.
B
rompiamo le uova una dopo una sopra la shakshuka, posizioniamo i dischi di caprino sopra, copriamo (o no) per 3-5 minuti, dipende dal gusto.
da servire subito.
Brunch con shakshuka @ Mirit e Manuel
domenica, Bologna
colonna sonora: Ane Brun, Agnes Obel, Kanye West, Pharrell
bello! che atmosfera accogliente e che cibi interessanti.
RispondiEliminagrazie Lucia…il brunch perfetto!
RispondiElimina