Storie di piccoli negozi e parchi alimentari: la spesa oggi si fa così
Biologna (con un font carota) nasce in via Santa Croce 10 D/E/F/G |
Solitamente succede così. Segui le notizie che quotidianamente pubblicano i giornali e contemporaneamente ti guardi attorno. Ma anche viceversa. E incroci quel che vedi con quel che leggi.
E così ti accorgi, sfogliando i nostri quotidiani bolognesi, che Fico è vicinissimo. Quella Fabbrica Italiana Contadina definita anche Eatalyworld, un parco agro-alimentare insomma, con negozi e ristoranti e mercati contadini, sta per arrivare su un trenino al Caab. Un'operazione colossale che ha mosso un sacco di illustri investitori diretti da Oscar Farinetti e che sta regalando nuova verve e visibilità alla nostra città. Ma che sta sta raccogliendo diverse reazioni. C'è chi ama questo importante progetto che farà nascere tanti posti di lavoro e crescere l'indotto turistico, e c'è chi prova profonda antipatia per tutta la questione, perché porta troppo attenzione laggiù e la sposta dal centro, dai commercianti che nell'urbe vivono.
spesa alla spina di semini, cereali, pasta, te' e tisane di Neavita dal franchising Ari ecoidee, nato in via Vittorio Veneto un paio di mesi fa dove non tutto è bio ma piuttosto di qualità e controllato |
Ecco, io in questo momento vorrei essere un ristoratore o un negoziante, di quelli timorosi, per capire bene tutta la cosa da dentro. Perché è facile esprimersi a favore di una cosa quando poi non si fanno i conti sulla stessa materia.
Io penso bene di Fico. Anche se poi finirà che ci andrò qualche volta, perché non amo i posti -park con tanta tanta gente. La mia esperienza a Eataly di Roma-Ostiense è durata la visita di un giorno e quando torno a Roma non mi interessa più andarci. Preferisco andare a scoprire tutti quei piccoli posti caratterizzati da uno spirito individuale dove riesco a cogliere la magia di una mente e posso fare 3000 domande su tutto. Cosa che - spesso ben sostenuta dalle mie amiche curiosone- pratico molto volentieri. E quindi ristoranti da 10 persone, negozietti di quartiere, drogherie, corner shop. Lì, mi accorgo di respirare lo spirito dei tempi e l'evoluzione del gusto di un paese che finalmente si equipara in fatto di contemporaneità al resto del mondo. E so benissimo che, ad esempio per un certo gusto dei negozi di cibo, tanto si deve anche a idee come Eataly. Al lavoro di Slow Food, al movimento km0 e filiera corta professato da tanti pensatori lenti e consapevoli. E poi penso che grazie a un'idea imprenditoriale come quella di Farinetti, in molti sono riusciti a vedere la luce oltre la siepe e a credere che luoghi ibridi potessero essere creati. Cosa che sempre di più sta avvenendo a Bologna (ve ne parlerò). E molta gente, frequentando gli Eataly che sono un bel posto dove andare a passeggiare perché sono grandi e molto aggregatori, ha cambiato idea rispetto al fare la spesa. Prestando più attenzione agli acquisti di qualità, iniziando a frequentare i mercati contadini che in città pullulano, rivoluzionando la routine macchina-supermercato generalista, scegliendo insomma, di differenziare le mete a seconda dell'acquisto e anche il come andarci: meglio a piedi o in bici che con le quattro ruote. E, ho letto delle statistiche in cui si dice che a scompigliare le carte son soprattutto le donne. Te pareva. E poi anche che, grazie a questa nuova consapevolezza, tornano a fiorire le "drogherie" di quartiere. Le botteghe, insomma, che ad un certo punto del boom economico trainato dai supermercati iniziarono a scomparire. In Inghilterra e in America questa è una grossa realtà. Addirittura la BBC questo Natale programmerà il sequel appena girato di una sit-com storica come Open All Hours, girata in una grocery a Balby, nei sobborghi di Doncaster nello Yorkshire.
Veggie Market etico e biologico in via Marsala 20/a |
panini veg al Cento3cento nella via omonima |
Il fatto è che la mentalità è cambiata e ancora sta cambiando. E' buono avere parchi food dove passeggiare e "distrarsi" acquistando prodotti a filiera corta ma è fondamentale avere un negozio sotto casa dove poter trovare prodotti buoni sapendo contemporaneamente di far girare denaro in quartiere. A me questo piace un sacco. Mi piace pensare a un sistema alimentare basato sulla comunità e che cresce grazie a una relazione di fiducia. E mentre cresce questo si rafforza anche il nostro senso di appartenenza e un'identità collettiva. E i commercianti di nuova generazione e anche 2.0 (la maggior parte non ha un sito, ma ha il profilo su facebook) ci staranno molto attenti a quel che comprano e ci vendono. Guardandoci negli occhi e ricordando i nostri nomi.
Troppo interessante!
RispondiEliminaParrebbe una città ecofriendly....ora intervisto la "figlia bolognese", voglio proprio vedere se lei tutte queste cose le sa.
E' pure vegana, se non le sa scattano le mazzate:)))
ah ah Fabiana, mi fa morì dal ridere!
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