Tutto quello che avreste voluto sapere da UNO COOKBOOK ma…. eccolo qua!
cassettina, una foto + 4 piccole, stile minimale… UNO's signature! |
"Anche per quanto riguarda lo shopping di abbigliamento, ovviamente, sono altrettanto attento poiché ricerco minuziosamente solo ciò che è nero. Ho provato anche ad acquistare qualcosa di grigio scuro ma non mi sento a mio agio con colori così sgargianti!"
Uno Cookbook
Oggi scrivo di qualcosa che amo particolarmente. Non è la prima volta, ma forse il dettaglio importante è che scrivo di un libro e poi di una persona speciale che apprezzo sia come amico di lunga data (e non ci ha fatto incontrare il cibo, bensì il delirio) sia come blogger. E anche come vegano. Non sapevo se scrivere questa ultima valutazione, però la verità è che spesso i vegani non mi conquistano. Come del resto non mi conquistano i carnivori. In particolar modo quando fanno la predica e cercano di iniettare nel tuo cuore il senso di colpa. Peccato scambiarsi emozioni così, no? E comunque, Manuel Marcuccio, che tutti conoscete come Uno Cookbook, a mio parere è un appassionato di cucina innanzitutto, che, avendo trasferito il suo interesse e le sue necessità alimentari su quella parte di ricettario che non prevede l'uso di materie prime animali o da essi derivate, ha pensato di trametterle attraverso il celebre blog. Ma non puntandoci il dito addosso, bensì mostrandoci la gastronomia da un'altra prospettiva e portandoci ad amare la sua cucina, la sua spesa, la creazione spesso fantasiosa e mai scontata di piatti che abbiamo spesso pensato di voler mangiare e preparare. La sua esposizione è molto cara e carina, affettuosa. Uno sembra voler bene al genere umano, anche a quello che mangia i tortelli con lo stracotto e il pollo alla diavola. Però gli dice: dai un'occhiata qua, magari ti piace provarla e chissà, potresti prenderci gusto. Non aspettatevi da lui certezze, verità sacrosante, soluzioni definitive. Uno Cookbook non è un santone vegano, ma una persona intelligente che curando con intuizioni sorprendenti (anche dal punto di vista dello stile… già darsi come nome l'idea di un ricettario…perché sì, cookbook è il cognome) le sue ricette e studiando a fondo la materia, ha incuriosito, attratto mangiatori difficili e conquistato l'attenzione di una casa editrice che gli ha chiesto di fare un libro. Bellissimo. Mi piace parlare di questo libro, 1- perché Manuel è mio amico 2- perché rappresenta una svolta nel mondo editoriale culinario, disegnando tra le intime pagine il volto di una nuova classe sociale, una comunità con principi succulenti dove tutti sono benvenuti. L'importante è conoscere alcune citazioni cinematografiche fondamentali in cui Fassbinder e Fantozzi raccontano di menti illuminate, variopinte, dalle brillanti visioni e possibilità di relazionarsi.
the book is on the table |
Manuel,
come hai fatto a dire di no ai cappelletti e ai sofficini? Vabbè che
li facevi già al forno e non fritti e avrei già dovuto capire la
strada che avresti preso, prima o poi, però, insomma, cosa porta a
cambiare così l'alimentazione?
Le
ragioni possono essere per ognuno di noi differenti e che siano
motivi di consapevolezza, di una relazione meno antropocentrica con
l'ambiente e con il rispetto della vita degli animali, motivi di
salute o semplicemente per “moda”, sono tutte in egual modo
lecite ed importanti. La prima è quella che mi assomiglia di più ed
è nata con il mio ritorno ad una vita rurale, dopo aver trascorso
anni da “bestia urbana” in città come Bologna e Parigi. Nella
campagna che circonda la casa che condivido con Tom, che ha origini
contadine e ama il giardinaggio e l'agricoltura - non a caso è lui
che si occupa del nostro orto preziosissimo – ho ritrovato una
relazione diretta con l'ambiente che ho riscoperto e che mi ha
sedotto con la sua bellezza decadente, massacrata dall'industria
alimentare ed edile. La seconda rappresenta un tentativo di curarsi e
farsi del bene a seguito magari di un colesterolo troppo alto o altre
complicazioni anche più gravi, e la terza quella di seguire un
“trend” che è sempre più presente in un certo tipo di magazine
e di ispiratori di lifestyle. Credo che però, anche in questi ultimi
due casi, dal momento in cui si compie una scelta del genere, sia
ineluttabile il confronto con l'impatto che la scelta stessa produca
sull'industria alimentare e sulla salute dell'ambiente. Così si
insinuano dubbi e attenzioni maggiori sul proprio consumo quotidiano,
che portano verso una maggiore consapevolezza di chi siamo e di che
cosa abbiamo veramente bisogno. Io però non ho smesso di mangiare
cappelletti e sofficini cotti al forno. Ne mangio ancora parecchi e
si vede. Ho solo cambiato tutti gli ingredienti e imparato a farmeli
da solo!
Tu
ora prepari da mangiare vegano e quello che mi incuriosisce è che mi
pare che tu, rispetto a prima, ti diverta di più a fare la spesa ad
esempio. Come si fa la spesa da onnivori e da vegani?
Siccome
mangiamo almeno tre volte al giorno dovremmo considerare lo shopping
alimentare come un'esperienza eccitante e appagnate senza relegare
questo momento ad una corsa obbligata e irritante tra le corsie di un
supermarket. Prova ad immaginarti l'entusiasmo che ti mette la visita
ad un mercatino delle pulci, dove cerchi qualcosa di sfizioso a basso
prezzo, e a tradurlo in una mattinata di fine settimana tra mercato
ortofrutticolo, negozietti etnici, mercatino del bio e così via. Con
lo stesso entusiasmo prova ad immaginare di cercare ingredienti di
stagione e spezie che non conosci e che non cucini quasi mai per
portarli a casa e vedere il tuo frigorifero che si colora e profuma
di verdure fresche, frutta, tuberi e legumi. Questo è
l'atteggiamento che ho io quando vado a fare la spesa. Quanto tempo
ti fermi, in un negozio di abbigliamento, a cercare l'accessorio che
si abbina meglio all'outfit che hai pensato? Compreresti qualcosa che
non ti veste bene, di una taglia più grande e che magari ti fa
sembrare più grassa solo perchè costa poco? Ecco forse ci siamo
dimenticati di “vestirci bene anche dentro” mentre abbiamo
sviluppato uno stile impeccabile per come ci vestiamo fuori. Se poi,
hai meno tempo da spendere, e vai in un supermercato grande come
l'Esselunga trovi un reparto di ortofrutta immenso con un sacco di
proposte. A differenza degli onnivori, ad esempio, io ho diversi
reparti in meno da visitare come il banco del pesce, la macelleria e
quello di affettati e formaggi: così la mia spesa è più veloce!
Anche per quanto riguarda lo shopping di abbigliamento, ovviamente,
sono altrettanto attento poiché ricerco minuziosamente solo ciò che
è nero. Ho provato anche ad acquistare qualcosa di grigio scuro ma
non mi sento a mio agio con colori così sgargianti!
Tu
sei d'origine romagnola, come va la vita in famiglia durante le
feste? Un po' lo racconti nel libro, ma ribadirlo può essere
interessante per quei genitori che leggono e non sanno come prendere
i loro figli con questo tipo d'alimentazione.
Per
una mamma romagnola, VEGAN non è altro che uno “dei mostri
lanciati da VEGA” che dovranno vedersela con Actarus “il cui
cuore nessuno lo piega”. Così l'alabarda spaziale è un girarrosto
e le lame rotanti sono affettatrici. Bellissima la canzone che
chiudeva ogni puntata di Atlas Ufo Robot, composta tra gli altri da
Ares Tavolazzi, bassista dei mitici AREA, romagnolo pure lui!
Insomma, in famiglia il veganesimo è un po' simile alla fantascienza
e dovrai pazientare un po' prima che si aggiusti il tiro. Ma se hai
voglia di metterti in discussione, di spiegare le tue motivazioni e
anche tecnicamente come funziona, allora convincerai i tuoi ad
assaggiare quello che prepari. Magari saranno un po' scettici davanti
a uno spezzatino di seitan, ma quando gli preparerai i passatelli e i
cappelletti 100% veg li avrai colpiti al cuore. Così, come è
capitato a me, tua madre troverà l'unica piadineria vegan in città
e riempirà il freezer di piade integrali all'olio extra vergine di
oliva per quando torni a casa nei giorni di festa.
E
ora il tuo primo figlio, dopo la gatta Baby Jane, naturalmente: come
si fa a fare un primo libro?
Per
Baby Jane dovremmo parlare di adozione mentre per il mio ricettario
di parto naturale, nonostante non abbia mai avuto una relazione
carnale con un tomo di un'enciclopedia di cucina per concepire questo
libro. Un giorno mi è apparso un editore che mi ha detto “Ecco, tu
pubblicherai un libro, lo darai alla stampa e lo chiamerai UNO
cookbook!” e io ho risposto “Ma figurati, stai scherzando,
ripigliati, non sono in grado!”. Non pensavo che potesse capitarmi
e non ci stavo lavorando affatto. Vero è che: più il mio blog
conquistava visite, più facevano capolino piccoli editori che mi
proponevano di raccogliere le mie ricette, già pubblicate nel blog,
in alcune loro collane che mi mostravano e che non mi entusiasmavano
granché. Ero sempre alla ricerca di pubblicazioni italiane di cucina
vegana ma alla fine compravo solo quelle inglesi e americane che sono
più curate nella grafica, nelle foto e nel concept. Quando venni
invitato a preparare una cena privata per festeggiare l'arrivo di
Sharon Gannon in Italia, nota attivista vegana nonché maestra yoga
di “personaggioni” come Madonna e Sting, conobbi Elena e Davide
di EIFIS editore che dopo qualche mese mi telefonarono dicendomi che
volevano pubblicare il loro primo libro di cucina. Inoltre mi
confessarono di non avere un'idea già pronta di come dovesse essere
e che, apprezzando il mio blog, il mio stile ed il mio modo di
proporre la cucina 100% veg, a loro avrebbe fatto piacere che io
proponessi loro un progetto editoriale che rispecchiasse a pieno il
libro che avrei voluto comprare in libreria e che non avevo ancora
trovato. A questo affiancarono un contratto editoriale, serio e
rispettoso del lavoro d'autore che avrei compiuto: tutto questo mi
convinse. Quindi la ricetta per fare il primo libro qual è?
Entusiasmo ed amore per la cucina, costanza nell'approfondire la
ricerca personale, intraprendenza nel mostrare con un po' di
presunzione il proprio lavoro attraverso i social network e last but
not least, un'enorme botta di culo nell'incontrare le persone giuste
al momento giusto... ed il mio incontro con EIFIS è stato davvero
speciale!
carbonara di tempeh affumicato |
Il
blog è l'anticamera di un libro per te? Cioè, tu fai un bel blog
però immagino che abbiano cominicato a dirti: ma perché non fai un
libro? Cosa cambia?
No
il blog non è l'anticamera di un libro, non devi aprire un blog oggi
solo perché vorrai fare un libro domani. Se apri un blog è perchè
hai voglia di curarlo, di metterci dentro tutta la tua energia
creativa. Se è solo un mezzo per fare altro meglio fare altro fin da
subito, no? La cucina è in costante movimento, le ricette mutano da
persona a persona come nel gioco del telefono senza fili e ognuno
aggiunge o toglie un ingrediente, ne modifica le quantità per
trovare la propria ricetta: quella che più gli somiglia. Anche per
chi come me, le propone pubblicamente, le ricette rimangono vive e
sempre perfettibili. Il tuo gusto e le tue necessità alimentari, nel
tempo, cambiano e quella tua ricetta cambia con te. Quando rileggo le
prime che ho pubbicato provo un senso di tenerezza mista a imbarazzo,
oggi non le cucino più così! Ecco cosa cambia tra il blog e il
libro: nel blog le ricette possono sempre essere modificate, riviste,
riproposte, rieditate, remixate. Nel libro cartaceo invece le ho
“fermate” nelle pagine e non posso più rimetterci mano. Questo è
un po' frustrante. Per assurdo la cucina scritta, che è nata
pressapoco verso la fine del 200, trova uno spazio più interessante
solo oggi, in quello che offre la tecnologia di un ebook con
contenuti mobili ed interattivi, sempre aggiornabili, anche dagli
utenti che ne fruiscono, che assomiglia di più, in un certo senso,
alla condivisione orale delle ricette che è il modo più
affascinante di tramandarle.
I
tuoi fan lo sanno, non sei un'integralista nell'atteggiamento
culturale…questo mi piace, loro cosa ne pensano?
Ma
non è vero, io sono un'integralista! Ho eliminato tutti gli
ingredienti di origine animale dalla mia alimentazione e non
trasgredisco perché non provo alcun piacere sotteso o perverso nel
farlo. La trasgressione prevede un piacere nel fare qualcosa di
nascosto e che non si racconta a tutti. Io vivo questa scelta con
molta leggerezza e gioia, mi piace, sono a mio agio e mi soddisfa.
Forse questo mi rende così affabile come pare tu voglia intendere. E
comunque pensare che i vegani siano tutti integralisti rompiscatole è
un luogo comune come quello che gli omosessuali siano tutte
personcine molto sensibili, che le ragazze svedesi siano sessualmente
più disponibili e che non ci siano più le mezze stagioni. Stavi
davvero meglio quando stavi peggio?
cheese FAKE |
Mi
racconti la cover del libro?
La
copertina è stata l'ultima cosa a cui abbiamo pensato. Non ne
volevamo una che mi ritraesse ai fornelli con un sedano in una mano e
un cucchiaio di legno nell'altra. Per ogni capitolo ho lavorato a un
progetto fotografico che ho intitolato “11 menu di UNO”. Sono 11
scatti che introducono i capitoli e che mostrano i piatti di cui
troverai le ricette nelle pagine successive, nel momento esatto in
cui queste ricette vengono preparate, consumate o sono già finite,
lasciando nel piatto solo alcune briciole. Tra queste foto, quella
che più mi rappresenta e che ho scelto come cover, è quella de
L'INVENZIONE DELLA TRADIZIONE in cui la cucina romagnola, fatta di
pasta fresca e ripiena, viene preparata da due braccia maschili
tatuate che impastano su un tagliere di legno. Quello che mi piace,
di questa copertina è che non viene mostrato il risultato finale
delle ricette che troverai nel libro, attraverso piatti ben costruiti
e deliziosi, quasi pornografici, che ti invitano ad essere mangiati.
E' piuttosto il piacere di cucinare, di mettere le mani in pasta, dei
“preliminari”, che ho voluto mostrare. A quello che
commercialmente è più funzionale per incuriosire la “golosa
pruderie cibomaniacale”, io ho preferito un immaginario soft-core e
romantico.
E
vorrei sapere come hai pensato i capitoli e il concept del libro, che
mi piace un sacco perché si legge, al di fuori della consultazione
del ricettario a fini di cucina.
Le
100 ricette che ho raccolto in UNO cookbook sono le stesse che cucino
per me e che propongo ai miei amici durante le cene che organizziamo
assieme. Ho voluto raccontare di come sia possibile una cucina del
tutto vegetale per tutte le occasioni. Così non le ho divise tra
primi, secondi, contorni e così via ma ho pensato a tutti quegli
appuntamenti che, durante un anno, capita a tutti di dover
affrontare come: un pranzo di Natale in famiglia, una festa di
compleanno, un aperitivo in terrazza, uno snack compulsivo per sedare
la fame chimica, un pic nic... Ho poi aperto ogni capitolo con un
breve racconto ironico, a tratti autobiografico, che racconta di me
in quella specifica situazione facendomi introdurre dalle parole di
grandi registi cinematografici, a loro insaputa, che hanno portato il
cibo sullo schermo in modo fiabesco, grottesco o tragico. Fassbinder,
Lynch, Fellini, Ferreri, Greenaway, Weir sono solo alcuni di questi
autori, che hanno mostrato il cibo nelle loro pellicole, di cui ho
voluto omaggiarmi!
Qual
è la tua idea di comunità e che posto ha la tua cucina?
Il
cibo è un aggregatore, è banale dirlo, ma è così. La mia
comunità, la mia famigia scelta, è formata da poche persone, e il
nostro piacere dello stare assieme è sempre accompagnato dal cibo.
Ho imparato ad esempio che preparare una cena assieme ci predispone a
un dialogo più intimo, introspettivo in cui mentre tagliamo verdure
bevendo un bicchiere di vino rosso riusciamo a raccontarci meglio o a
dare appoggio a qualcuno del gruppo che sta vivendo un momento
complicato o che semplicemente ha bisogno di un feedback in relazione
ad un nuovo progetto di lavoro. Quando usciamo fuori tutti assieme
per un aperitivo è un momento di leggerezza in cui, spizzicando con
le mani, riusciamo a divertirci raccontandoci il quotidiano più
prossimo, gli inciampi, i flirt, le difficoltà spicciole, i
chilometri corsi al parco (non da me),le nuove passioni e scoperte.
Una cena al ristorante ci porta a discutere e confrontarci su
politica, cinema (siamo un gruppo di fanatici cinefili!), c'è chi
riporta costantemente il discorso sulle filosofie orientali e chi
invece è appassionato professionalmente di marketing e
comunicazione. La mia cucina, o meglio la mia scelta, in tutto questo
ha il ruolo che ha la peculiarità di ognuno di noi all'interno di un
gruppo. E' quindi una risorsa che ha tutto il rispetto e l'appoggio
anche degli amici che non l'hanno compiuta. Non ho bisogno di
insistere per decidere di uscire assieme e andare in un ristorante
vegetariano/vegano, a volte sono i miei amci stessi che me lo
propongono perchè ne hanno letto una recensione. Non ho nemmeno
bisogno di riconfemrare ogni volta la mia scelta se hanno prenotato
in un ristorante tradizionale. Un piatto di pasta al pomodoro la
trovo dovunque e quello che mi interessa è stare assieme alle
persone che amo... intanto a casa le verdure nell'essicatore stanno
diventando chips!
Dopo
quanto tempo diventa semplice preparare le tue ricette? alcune mi
sembrano un po' complicate…. tanti ingredienti… molta precisione, o
no?
Non
mi piace codificare le ricette tra facili e difficili con una serie
di cappellini da chef. In questo modo stai già pensando al risultato
finale senza considerare il viaggio che puoi compiere da solo o in
compagnia dedicandoti alla cucina. Il bello sta nello sperimentare,
nel provarci e nello scegliere ogni volta una via differente. Per
questo motivo nel libro non ho voluto né indicare un livello di
difficoltà né, soprattutto, un tempo di preparazione. Mi piace
pensare che chi acquisterà il mio libro, e vorrà provare le mie
ricette, lo farà allo stesso modo in cui si dedica alla lettura,
all'ascolto di musica o a fare una passeggiata; che si prenderà il
tempo di cucinare per il piacere di farlo, che deciderà di passare
un pomeriggio in cucina per preparare una torta e dei biscotti, senza
lo stress di dover risolvere una cena in 10 minuti con una ricetta
svuota frigo. Certo ci sono anche tantissime ricette molto semplici e
veloci, addirittura snza cottura, come quelle del capitolo SENZA
FORCHETTA, ma questo libro è pensato più per chi vuole cimentarsi
nella preparazione della mia cheeseFAKE, la cui preparazione comincia
già due giorni prima, con l'autoproduzione del formaggio cremoso
100% vegetale.
Manuel Marcuccio
UNO COOKBOOK
Eifis Editore
28,50 euro
presentazione il 18 gennaio 2014 a Bologna (stay tuned!)
il 18 Gennaio ci sarò di sicuro! non mi posso perdere UNO!
RispondiEliminae chi si perde il mio maritino in versione live? ;)
RispondiEliminaConcordo e approvo, ho gia' comprato il libro ed e' molto ben fatto!!
RispondiEliminaciao
Andrea Bandiera
Ho letto quest'intervista con molto piacere! Di solito non compro i libri da cucina, ma Uno sembra di essere una persona molto interessante per cui mi sa che ancor oggi faccio un salto alla mia Feltrinelli... 😊
RispondiElimina