Il bar installazione del San Leonardo per calici di vino e succhi bio

il bar installazione del Teatro San Leonardo

Col sole e col tepore primaverile, si sa, la bici corre più leggera. E si fa ricerca, esercitando la curiosità gatta, con più energia e verve che mai. Quindi è naturale che abbia ricominciato a perlustrare di più la città, per capire come va la trasformazione in nome dell'entusiasmo eno-gastronomica. Dietro la stazione succedono grandi cose. Ha chiuso Dino, lo storico bar a tre vetrine, il bancone da due caffè ogni ora, che certamente, per la durata di tutti i lavori dell'alta velocità, ha sofferto parecchio. Sono arrivati i proprietari cinesi, indaffarati ogni giorno a fare e disfare e presto riaprirà. Lungo la via hanno aperto altri bar, almeno tre, il che mi fa pensare che scegliere di investire in questa attività sia percepito come la grande opportunità per far qualcosa in un ambito al momento corteggiassimo. Riflessione poco ponderata, affrettata, casuale, penso. Perché un bar, di questi tempi, è una cosa serissima. Bisogna capirci qualcosa e soprattutto sapere in che contesto si vive, sennò si casca male. Mi chiedo ad esempio, chi decide di fare dei bar da 20 metri quadrati in una zona ad alto traffico casuale (sempre retro stazione), cos'abbia in mente. Io non sono particolarmente attirata dai bar minuscoli. Fosse un ristorante con un tema particolare per due persone sì, avrebbe un senso, ma un posto così intimo per un uso di passaggio credo sia fuori luogo.
Fare un bar è talmente una questione di comunicazione che è sempre più materia interessante per chi ha un luogo della cultura. Un tempo giravamo il mondo e ci emozionavamo davanti al museo col caffè, adesso viaggiamo e ci facciamo intrigare dalla presenza di punti ristoro nelle librerie, nei negozi di dischi, dove insomma non è scontato.
E notiamo che le cose stanno cambiando, che la socialità attorno a un calice di vino non è pura frivolezza (che poi è bello che lo sia) da progetti commerciali, che il bar può essere il completamento di uno stile di vita. Da questo punto di vista tutta la follia esplosa attorno al cibo, qualcosa di buono l'ha portato: una nuova consapevolezza sul momento di ristoro. Che se entra in luoghi "sacri" come i teatri di ricerca è bello e giusto e pure una meraviglia per gli occhi. Quindi, quando ieri mattina sono entrata al Teatro San Leonardo per la conferenza stampa della venticinquesima edizione del festival Angelica che si apre il 2 maggio e ho visto lo spazio dedicato al bar nella saletta piena di luce, ho provato gioia. A ogni spazio il suo bancone, che qui è pura installazione di ispirazione totalmente vintagista. Ma si beve anche: vino e succhi bio. E la ricerca è più leggera!

Teatro San Leonardo/Centro di ricerca musicale

via San Vitale 63
051 203040


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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea

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