Giù il digitale, su la carta: è tempo di foodie journals

il numero uno di Dispensa, fondato e diretto da Martina Liverani, sarà presentato a Firenze l'8 marzo alle 18 da Bjork in Via dello Sprone 25 

Se ancora non ve ne siete accorte/i care amiche e cari amici blogger, la piattaforma digitale da noi tanto amata è un po' out. O meglio: la carta, quella bella un po' spessina e porosa che regala alla fotografia la tonalità di verità tanto amata oggi, è incredibilmente in. E del resto, come la società intiera torna ai vecchi mestieri abbandonati e rurali, al riuso di memoria in tutte le sue forme, dal mobile ricco di patina al 33 giri fino all'abito d'archivio, al pari di come apparecchiano le nostre tavole (con la vernice scrostata) manicaretti scomparsi da tempo (con un nuovo twist, però) assieme a tovaglie, bicchieri, posate, piatti da mercatino delle pulci - e ugualmente come sui muri delle nostre case si appiccicano con entusiasmo carte da parati lasciate nel salotto della zia - così torna di gran moda il magazine cartaceo, con argomenti cibo e stile di vita sostenuti da una fotografia pulita e bellissima, tonalità sobrie rubate a un campo di fiori e formiche del nordeuropa, grafica minimale e visione concettuale (un tema principale guida sempre il numero e viene sviluppato attraverso vari racconti e tesi). Il periodico che racconta il cibo è la nuova grande passione della narrazione. Ma scordatevi le riviste da edicola di massa: quello che i vari editori preferiscono chiamare journal - che equivale a spruzzare sul prodotto  cartaceo il profumo della pubblicazione accademica o comunque "alta" (qualsiasi sia il significato che si vuole dare alla faccenda) - è una rivista per illuminati o forse, meglio, per "gastrofissati", come direbbe la nostra Martina Liverani. Per un pubblico che ha voglia di leggere e ossessionarsi, approfondire attraverso analisi che affrontano l'ambiente gastronomico e della ristorazione attraverso le varie discipline che lo compongono (anche con una spruzzatina pop da indiecultura a volte). Come se leggeste la rivista del Mulino, avete presente? Anche se poi a me questi magazine ricordano certamente alcuni bei titoli concettuali del mondo della moda. Come AnOther, Self Service o Mousse. Pagine così, tra estetica e cultura. E penso che siano i figli legittimi di una rivista che piaceva tanto agli intenditori, ovvero Gourmet diretto da Ruth Reichl. Sembra un secolo fa.
Ah! Non li trovate in edicola…e quelli stranieri, difficilmente in Italia!



Nato nel 2011 a Portland, Oregon, Kinfolk (parenti in italiano) è un lifestyle magazine creato da Nathan Williams come quadrimestrale. Un numero ogni stagione, al costo di 23,50 dollari, per approfondire la tematica del "cook, made and do" e riflettere sulla culture del cibo e sulla redifinizione della moderna arte dell'intrattenimento, attraverso vari temi: ricette, interviste, storie personali, profili di scrittori, fotografi, designer e chef. Poi organizza i "Community Gathering" che accadono una volta al mese.  Il nono volume di Kinfolk racconta di come ripensare il proprio weekend, cercando di trovare il giusto equilibrio tra lavoro e gioco e ottenere il massimo dai giorni liberi.



The Gourmand "a food and culture journal" è una pubblicazione inglese "2 volte all'anno"  creata nel 2011 da David Lane e Marina Tweed, venduta a 12 sterline. Si ispira ai molteplici significati associati al cibo nei diversi continenti e particolarmente dall'ambiente culturale che è nato attorno alla produzione, alla cucina e all'atto del mangiare negli ultimi tempi. Mette insieme parole, immagini e idee che hanno in comune l'universale tema del cibo per trasmetterne il il potenziale comunicativo e creativo.






Cereal è un magazine che esce ogni quattro mesi e che racconta di viaggi, cibo e lifestyle. Nella prima uscita la redazione viaggiò verso Copenhagen, Ravello, Westonbirt e approfondì il gusto, la storia e le interpretazioni contemporanee di alcuni argomenti edibili quali le carote, il matcha e i cereali da colazione, lanciando le basi degli altri numeri.

Una pubblicazione svedese da esportazione, poiché è pubblicata in inglese. The Fool, con l'ultimo numero dedicato all'Italia in uno stile visivo piuttosto felliniano, è prodotto dal duo Per-Anders Joergensen e Lotta Joergensen, marito e moglie rispettivamente uno dei fotografi di cibo più famosi del mondo e una delle magazine designer più influenti. Le storie riguardano l'elite gastronomica svedese e internazionale.


Lucky Peach è un quarterly (esce ogni quattro mesi, come molti di questi concept journals)di cibo e scrittura apparso sulla scena editoriale e foodie nel 2011, entusiasmando anche i critici più nasostortisti.E lo si poteva ben capire il perché: la scrittura è affidata a certificate food celebrities della scena newyorchese come Anthony Bourdain e Ruth Reichl (come si fa a dire "è bello", chiaro che è bello) ed è la creatura di David Chang, chef e intrattenitore, proprietario del Momofuku Group, che pubblica Lucky Peach con McSweeney’s. Ogni numero è focalizzato su un tema singolo che viene esplorato attraverso saggi, arte, fotografia e ricette. L'ultimo è dedicato allo street food.


Gastronomica è la madre di tutti i magazine concettuali devoti alla dissertazione sul cibo. Nasce nel 2001 come rivista accademica (academic journal) pubblicata 4 volte all'anno (13,25 dollari a numero)dalla University of California Press ed è attualmente diretta da Melissa Caldwell. Si occupa di storia, letteratura, rappresentazione e impatto culturale del cibo. Combina un acuto apprezzamento per i piaceri e l'estetica del cibo con le ultime ricerche in fatto di studi gastronomici, la pubblicazione è un vitale forum di idee, discussioni e riflessioni, analisi provocatorie e meravigliose immagini tra fotografia e illustrazioneche fanno venire l'acquolina alla pancia e alla mente.




Commenti

  1. Che dire, questo è uno dei post più belli ed emozionanti che ho letto negli ultimi tempi.
    Cara Bea, sai sempre stupirmi.
    ti seguo sempre
    Blue

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  2. cara Blue…non male quando si fa parte della "band" no? un grande bacio

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  3. Una Band che amo, mia cara Bea. Ho un'idea. Sentiamoci presto

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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea

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