Senafe, una nuova cucina eritrea in Bolognina, nel bar dove si fermava Fausto Coppi

piatti vegetariani creati sulla enfiar  il pane fermentato che si usa al posto delle posate, con la "shiro", la crema di farina di fagioli speziata che ci ha fatto sognare


La Bolognina, ormai lo sapete, è la mia serenata venuta meglio. Non mi sono ancora stancata, dopo dieci anni, di girare in bicicletta ogni giorno, cercando di coglierne i continui cambiamenti che, lenti ma insistenti, la fanno evolvere, senza privarla  di quell' identità che amiamo. E' successo qualche settimana fa che, parlando con l'amico illuminato Ivo Germano, (lui di quartieri e nevrosi sa scrivere benissimo), gli ho domandato: secondo te, cosa significa davvero gentrificazione in una periferia? Lui mi ha risposto che, finché ci saranno gli internet point, siamo salvi. E allora io penso che, finché ci sarà un Senafe che apre al posto di un bar malavitoso, qui in Bolognina non solo siamo lontani dal colonialismo radical-figh, ma le nuove aperture portano addirittura benessere emotivo alla popolazione.



un cous cous alle verdure da urlo!

Ci passavo davanti da mesi a Senafe in via Nicolò Dall'Arca, ma in effetti ci passo davanti da anni alle serrande, tirate su o giù, di questa via che, nella sua parte finale, verso l'Arcoveggio, ospita il ristorante greco e fino a un paio di anni fa quella bella invenzione che era stata Cibo Sano. E' un tratto di strada molto intimo e ricco di atmosfera dove, in passato, arrivava anche Fausto Coppi, proprio al bar Romagnoli (all'ingresso c'è una maglia azzurra incorniciata), che esiste fin dagli anni Trenta e che nella sua ultima gestione ha proposto un andamento un po' problematico. Oggi, con Senafe, ristorante di cucina eritrea e etiope che prende il nome dalla città del Sud dell'Eritrea, da cui proviene Meron -il proprietario che con la moglie Saba ai fornelli, ha creato una destinazione gastronomica già tra le preferite di Bea- la storia di questo pezzetto di Bolognina va avanti.
Con amiche e amici del "blocco" world-food, sono andata quindi a mangiare qui ed essendo tre pro vegetali e tre pro carne, l'assaggio è stato variopinto, anche se - la consapevolezza, cosa volete, arriva sempre dopo- la miglior scelta è quella di ordinare qualche piatto da mangiare tutti insieme, perché se si continua a pensare di affrontare certe cucine del mondo con l'attitudine italiana (dove regna 'un piatto per ognuno'), non ce la faremo mai ad arrivare pari. E così ieri sera siamo usciti con la sportina per il cane :). 

misto di antipasti: sambusa, rotolini di injera e lenticchie, falafel
spire rosso, formaggio, riso, shiro, patate e bietola


Vabbè, forse era scritto che per la causa dovevamo assaggiare più o meno tutto. E ora possiamo dirvi che ne vale la pena. Abbiamo scoperto questa crema di farina di fagioli speziata che ormai è come una nostra amica, 'la shiro', ed è davvero meravigliosa. Il cous cous sgranato in maniera splendida, per farci apprezzare tutta la consistenza rotonda di questa semola di grano che da sempre affascina il nostro palato col sapore del pasto socializzante. E poi un falafel con una crosticina memorabile. E' davvero una cucina delle consistenze, delle sfumature sottili, quella preparata da Saba, ma anche dei sapori veri e dell'amore. Ci sono molti cuori che fuoriescono alzando il "cappello" che copre il "mesob", il piatto d'appoggio in paglia variopinta, dove vengono posizionati injera (sorta di piadina fermentata solitamente preparata col tef, un cereale ottimo per i celiaci, ma in questo caso a base di grano), tsebhi, zighni, meadi, kitfo, spolverate di berberè. Fantastici i sambusa (triangolino ripieni di carne o verdure) e l'injera arrotolata con ripieno di cremina di lenticchie. Verdure cotte a meraviglia, patate appena dolci come una focaccia che viene servita appena arrivate. E poi birra africana. A testa poco più di venti euro
PS: io comunque ho chiesto anche coltello e forchetta. No shame, l'importante è stare bene.

Senafe
via Nicolò Dall'Arca 42/a
Bologna
chiuso il lunedì
3299532193

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