Bologna's "Best Nine": 9 fatti di cucina e lifestyle che sconvolsero il 2018
Beyond meat e la rivoluzione nel mondo carnivoro arriva a in Italia attraverso Bologna |
Ne succedono tante a Bologna, ormai. L'avvicendarsi di chiusure e aperture, inaugurazioni che ci fanno palpitare (poche) e chiusure che ci fanno saltare sulla sedia (di più), proseguono nel loro andamento lento e costante ormai da un po' di anni. E se devo ancora una volta pensare a un best of dei nuovi locali, mi sento senza ispirazione e vera motivazione.
Ma Bologna non è del tutto priva di accadimenti entusiasmanti. Ed ecco che la mia prima chart del 2019, la mia #BestNine, la voglio dedicare proprio a cose accadute nel 2018, per vedere come la scena bolognese, tra enogastronomia e lifestyle, proseguirà in questo nuovo anno. E soprattutto cos'altro potrà riservarci.
l'ingresso di via Indipendenza che fu del Diana |
1- il ragù di grilli
Succede che in una calda mattina di luglio, atterri al Marconi Lee Cadesky, giovane scienziato del cibo e startupper canadese, che col fratello Eli ha fondato One Hop Kitchen, marchio che produce il ragù a base di insetti.
Quando si parla di innovazione e ricerca nel mondo del cibo, si sa che di mezzo ci sono Sara Roversi e Andrea Magelli con il loro Future Food Institute che ha la sua sede in città e che spesso ci appare paradossale nelle sue gesta avveniristiche che con la provincialità di Bologna stridono parecchio. Ma la rivoluzione che stanno conducendo e che ora ci appare strana, tra un decennio sarà la normalità. In effetti, il futuro è adesso e il ragù di insetti è già una realtà tra gli scaffali dei supermercati del Nord America e del Canada.
da Scarto: pozioni underground |
2- apre Scarto
Energia, risorse, spreco. Con particolare riferimento al cibo e all’industria alimentare. Subito dopo l'estate, in via della Braina, che è una strana e creativa stradina del centro città, è fiorito un bar-associazione devota alla fermentazione spinta, che è poi uno dei grandi trend mondiali di cui sentiremo sempre più parlare. I loro cocktail, che utilizzano anche erbe del parco di Villa Ghigi, sono da provare.
3- chiude Colazione da Bianca
Questo caffè di stampo francese, creato da Laura Ardagna all'inizio degli anni Dieci del Duemila, ha rivoluzionato il mondo delle colazioni, delle merende, degli spuntini, del caffè con chiacchiere e del te' con le amiche all'ombra delle Due Torri. Tutto quello che avevamo visto in giro per il mondo, nell'universo di Amèlie, tra le pagine dei libri di ricette più cult, da Donna Hay a Ilona Chovancova, qui diventavano realtà sulle alzatine, dentro ai pirottini da dolcetti o adagiate sui tavoli in ferro battuto vintage. Lo scorso giugno ha chiuso, ed è finita un'epoca.
la Pocket di Lonely Planet dedicata a Bologna |
4- il Diana cambia ingresso
A vedere quella scritta luminosa sotto ai caratteri d'antan del 'ristorante", un brivido ci corre lungo la schiena. Chissà se ci abitueremo mai all'ingresso spostato da via Indipendenza a via Volturno, anche se il numero di posti per i commensali rimangono gli stessi. E' un'entrata secondaria, per dire, defilata. E quello che era diventato un "landmark" dello struscio, con la mortadella gigante da spiare attraverso la vetrata, rimangono bei ricordi. Se avete scattato delle foto, conservatele gelosamente.
5- chiude di nuovo il Roxy Bar
Un luogo così storico, soprattutto per la sua memoria cantata da Vasco Rossi (ho scoperto da poco che quella strofa "e poi ci troveremo come le star" era dedicata a Bonvi) non può scomparire, però se la saracinesca continua ad abbassarsi e a rialzarsi, significa che c'è un meccanismo da oliare. E speriamo che la nuova proprietà Piazza del Gigante, abbia l'asso nella manica.
6- la fake meat nell'hamburger
E' successo un giorno di settembre. E i maestri di cerimonia, neppure a farlo apposta, erano sempre loro, gli impavidi animatori del Future Food Institute, che avevano convocato noi giornalisti al Well Done, a provare l'invenzione del millennio. La Fake Meat, come si chiama il prodotto marchiato Beyond Burger e 100% a base di proteine vegetali (all'inglese plant based) è la rivoluzione in cucina per chi ha deciso di voler più bene a se stesso e al pianeta, senza però rinunciare a qualcosa che ama, adora, sogna la notte con la sua succosità, la crosticina, la consistenza in cui sentire quel procedimento che porta un taglio di carne a diventare burger. Se non l'avete ancora provato, fatelo. Senza precedenti.
7- la ricetta dello spaghetto alla bolognese con il tonno, viene depositata
C'è gente che ha giurato vendetta. A chi poi? All'universo che sta a guardare mentre lo spaghetto e il tonno si beano della loro bolognesità presso la Camera di Commercio. Com'è potuta accadere una cosa simile? Dov'erano gli apostoli della tagliatella, i crociati del ragù, i cavalieri della tradizione grassa, mentre l'Accademia della Cucina Italiana depositava la ricetta eretica lo scorso dicembre? Eppure, nonostante la rabbia dei puristi, non è la prima volta che sento parlare di spaghetto col tonno alla bolognese, perché in passato, nei giorni di magro, questo si mangiava. La creazione risale ai primi dl ‘900, epoca in cui si diffonde la commercializzazione del tonno conservato sotto olio e la distribuzione commerciale degli spaghetti anche al nord.
8- esce la Lonely Planet su Bologna
Per la prima volta Bologna non è una decina di righe nella guida all'Italia, alla voce Emilia Romagna. Lonely Planet le ha dedicato una pocket... che equivale a dire: "complimenti, ce l'avete fatta" e "Siete riconosciuti come meta di viaggio popolare e intrigante, su cui investire un po' di ricerche per confezionare uno specchio di innovazione e tradizione". E la cosa che mi è piaciuta di più, a parte le oltre dieci pagine dedicate alla Bolognina, è che per la prima volta trovo segnalazioni di luoghi del cibo ottimi, al passo coi tempi e con la qualità, dal tortellino al cocktail di una Bologna che è adesso.
Emanuele Petrosino |
9- Emanuele Petrosino dei Portici è il giovane chef dell'anno
Si sa, ogni volta che uno chef se ne va da un ristorante, la nostalgia canaglia è già lì ad attanagliarci. Bisogna saper lasciare andare e guardare con curiosità e attenzione il nuovo che verrà. Così è successo che per un Agostino Iacobucci che se ne va dai Portici, c'è un Emanuele Petrosino (classe 1986) che arriva, senza fare troppo chiasso, lavorando sodo e lasciando agli altri la possibilità di scoprirlo nel suo mondo culinario in punta di forchetta. E' così che la Michelin ha incoronato lo chef classe 1986 'giovane chef dell'anno' e se ancora non avete assaggiato il suo "Spaghetto ai cinque pomodori",o il “Tortello in bianco, gamberi, calamaretti e limone”, non è troppo tardi. Lui è ancora qui.
Commenti
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per me è importante sapere cosa ne pensate! grazie, Bea